La Comunità e il Natale: un richiamo alla partecipazione condivisa

 

Il bozzetto dell’architetto Daniele Buscicchio che anche quest’anno 2024 ha progettato il presepe artistico (anche se ha lasciato il Comune di Lecce perché andato in pensione, il sindaco Adriana Poli Bortone ha voluto che fosse lui ad occuparsene)

La Comunità e il Natale: un richiamo alla partecipazione condivisa

Di Antonio Bruno

La descrizione di una Lecce natalizia affidata esclusivamente al Municipio, senza un diretto coinvolgimento della Comunità, evoca un tema più ampio: il progressivo distacco tra cittadinanza e partecipazione attiva agli spazi condivisi. Questo fenomeno richiama il concetto di senso di comunità teorizzato dal sociologo Ferdinand Tönnies nel suo classico Gemeinschaft und Gesellschaft (1887). Tönnies distingue tra Gemeinschaft (comunità), dove i legami sociali si basano su una reciproca appartenenza e cooperazione, e Gesellschaft (società), dominata da rapporti più formali e impersonali. Nella gestione del Natale, Lecce sembra scivolare verso una "Gesellschaft" in cui gli individui delegano ogni responsabilità senza costruire quel tessuto comune che alimenta il senso di appartenenza.

La mancanza di coinvolgimento diretto nella creazione del clima natalizio sembra quasi paradossale se pensiamo alla tradizione del presepe, nata proprio come atto di partecipazione comunitaria. San Francesco d'Assisi, considerato il padre del presepe vivente (Greccio, 1223), concepì questa rappresentazione come un momento di unione e riflessione collettiva. La sua iniziativa, riportata nei Fioretti di San Francesco, nasceva dalla convinzione che la fede e i momenti di festa dovessero essere vissuti insieme, non demandati a pochi.

In tempi più recenti, Pier Paolo Pasolini, nel suo saggio "Scritti corsari" (1975), denunciava il crescente appiattimento delle tradizioni locali a causa della standardizzazione culturale imposta dal consumismo. In contesti come Lecce, una città ricca di storia e di tradizioni, è triste constatare come lo spirito natalizio rischi di diventare un semplice prodotto confezionato da "allestitori", svuotato del contributo delle persone che vivono il territorio.

Anche episodi storici più vicini a noi possono offrire ispirazione per riflettere sul valore della partecipazione comunitaria. Durante la Seconda Guerra Mondiale, molte comunità italiane devastate dalla guerra si organizzarono autonomamente per celebrare il Natale, nonostante le ristrettezze. Raccolte di fondi, momenti di artigianato collettivo e semplici decorazioni fatte a mano testimoniano uno spirito di resilienza che andava oltre le difficoltà materiali. Questo ci ricorda che il senso del Natale non è nell'abbondanza degli addobbi, ma nell'impegno condiviso.

La domanda centrale, dunque, è: come possiamo ricostruire una Comunità che non sia solo spettatrice, ma protagonista? Forse il punto di partenza è ripensare il ruolo delle istituzioni. Il Municipio dovrebbe agire da facilitatore, non da esecutore, creando spazi in cui i cittadini possano esprimere la loro creatività e contribuire al clima natalizio. Gli esercizi commerciali, che beneficiano economicamente dall’afflusso natalizio, potrebbero essere coinvolti in un progetto più ampio che non si limiti alla sponsorizzazione, ma che preveda una loro partecipazione attiva, in sinergia con le famiglie e le associazioni locali.

Come osserva lo scrittore Italo Calvino in Le città invisibili (1972), "la città non è fatta di edifici ma di relazioni". Una Lecce natalizia senza il contributo dei suoi cittadini non è una comunità, ma solo uno scenario vuoto, destinato a perdersi nei meccanismi impersonali del delegare. Che il Natale diventi allora occasione per riscoprire il valore del "fare insieme", come accade nelle famiglie che decorano le proprie case. Solo così Lecce, e qualsiasi altra città, potrà davvero illuminarsi di spirito natalizio, ben oltre le sue luci artificiali.


Le fonti citate sono:

  • Ferdinand Tönnies, Gemeinschaft und Gesellschaft (1887).
  • San Francesco d’Assisi, I Fioretti di San Francesco (testo agiografico medievale).
  • Pier Paolo Pasolini, Scritti corsari (1975).
  • Italo Calvino, Le città invisibili (1972).

 

Commenti

Post popolari in questo blog

SANITA' E ISTRUZIONE PUBBLICA

La democrazia a San Cesario è possibile

LA PESCA CHE MAMMA REGALA A PAPA’: IL MIO PUNTO DI VISTA DI BAMBINO