La Comunità e il Natale: un richiamo alla partecipazione condivisa
La Comunità
e il Natale: un richiamo alla partecipazione condivisa
Di Antonio
Bruno
La
descrizione di una Lecce natalizia affidata esclusivamente al Municipio, senza
un diretto coinvolgimento della Comunità, evoca un tema più ampio: il
progressivo distacco tra cittadinanza e partecipazione attiva agli spazi
condivisi. Questo fenomeno richiama il concetto di senso di comunità
teorizzato dal sociologo Ferdinand Tönnies nel suo classico Gemeinschaft und
Gesellschaft (1887). Tönnies distingue tra Gemeinschaft (comunità),
dove i legami sociali si basano su una reciproca appartenenza e cooperazione, e
Gesellschaft (società), dominata da rapporti più formali e impersonali.
Nella gestione del Natale, Lecce sembra scivolare verso una
"Gesellschaft" in cui gli individui delegano ogni responsabilità
senza costruire quel tessuto comune che alimenta il senso di appartenenza.
La mancanza
di coinvolgimento diretto nella creazione del clima natalizio sembra quasi
paradossale se pensiamo alla tradizione del presepe, nata proprio come atto di partecipazione
comunitaria. San Francesco d'Assisi, considerato il padre del presepe vivente
(Greccio, 1223), concepì questa rappresentazione come un momento di unione e
riflessione collettiva. La sua iniziativa, riportata nei Fioretti di San
Francesco, nasceva dalla convinzione che la fede e i momenti di festa
dovessero essere vissuti insieme, non demandati a pochi.
In tempi più
recenti, Pier Paolo Pasolini, nel suo saggio "Scritti corsari"
(1975), denunciava il crescente appiattimento delle tradizioni locali a causa
della standardizzazione culturale imposta dal consumismo. In contesti come
Lecce, una città ricca di storia e di tradizioni, è triste constatare come lo
spirito natalizio rischi di diventare un semplice prodotto confezionato da
"allestitori", svuotato del contributo delle persone che vivono il
territorio.
Anche
episodi storici più vicini a noi possono offrire ispirazione per riflettere sul
valore della partecipazione comunitaria. Durante la Seconda Guerra Mondiale,
molte comunità italiane devastate dalla guerra si organizzarono autonomamente
per celebrare il Natale, nonostante le ristrettezze. Raccolte di fondi, momenti
di artigianato collettivo e semplici decorazioni fatte a mano testimoniano uno
spirito di resilienza che andava oltre le difficoltà materiali. Questo ci
ricorda che il senso del Natale non è nell'abbondanza degli addobbi, ma
nell'impegno condiviso.
La domanda
centrale, dunque, è: come possiamo ricostruire una Comunità che non sia solo
spettatrice, ma protagonista? Forse il punto di partenza è ripensare il ruolo
delle istituzioni. Il Municipio dovrebbe agire da facilitatore, non da
esecutore, creando spazi in cui i cittadini possano esprimere la loro
creatività e contribuire al clima natalizio. Gli esercizi commerciali, che
beneficiano economicamente dall’afflusso natalizio, potrebbero essere coinvolti
in un progetto più ampio che non si limiti alla sponsorizzazione, ma che
preveda una loro partecipazione attiva, in sinergia con le famiglie e le
associazioni locali.
Come osserva
lo scrittore Italo Calvino in Le città invisibili (1972), "la città
non è fatta di edifici ma di relazioni". Una Lecce natalizia senza il
contributo dei suoi cittadini non è una comunità, ma solo uno scenario vuoto,
destinato a perdersi nei meccanismi impersonali del delegare. Che il Natale
diventi allora occasione per riscoprire il valore del "fare insieme",
come accade nelle famiglie che decorano le proprie case. Solo così Lecce, e
qualsiasi altra città, potrà davvero illuminarsi di spirito natalizio, ben oltre
le sue luci artificiali.
Le fonti
citate sono:
- Ferdinand Tönnies, Gemeinschaft
und Gesellschaft (1887).
- San Francesco d’Assisi, I
Fioretti di San Francesco (testo agiografico medievale).
- Pier Paolo Pasolini, Scritti
corsari (1975).
- Italo Calvino, Le città
invisibili (1972).
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