"La Ninna Nanna del Silenzio"
"La Ninna Nanna del Silenzio"
C’era una volta, in un piccolo villaggio cullato dalle colline, come un pensiero che si culla in una mente, una donna di nome Isabella e suo figlio Leonardo. Vivevano in una casa modesta, immersa tra i fiori e il silenzio dei campi. Ma, come spesso accade nei luoghi che sembrano semplici, quel silenzio custodiva una storia d’amore immenso, di quelle che rare volte qualcuno riesce a raccontare davvero.
Ogni sera, Isabella sussurrava a Leonardo una ninna nanna, come a voler posare ogni parola delicatamente sulla pelle del bambino. Le sue parole scivolavano lente, come acqua su una pietra levigata dal tempo, creando una melodia che sembrava non finire mai. E Leonardo, con i suoi occhi grandi e pieni di stupore, ascoltava. Si lasciava attraversare da quella melodia che, più che una canzone, era un sospiro, un atto d’amore mormorato al buio.
Quell’amore materno, denso e senza domande, sembrava crescere ogni sera, come il respiro calmo della notte che avvolge ogni cosa, e tra quelle note cantate c’era il loro mondo segreto, sospeso tra il cielo e la terra, tra la verità e il sogno.
“Le stelle vegliano, la notte è serena, ninna nanna, la mamma t’accompagna,” sussurrava Isabella, e Leonardo, chiudendo gli occhi, si perdeva in quel sogno che lo portava lontano, ma che era fatto della stessa materia del suo mondo. Era come se la voce di sua madre non lo guidasse solo verso il sonno, ma verso qualcosa di eterno, qualcosa che non conosceva fine.
E forse è questa l’essenza dell’amore, quella sorta di magia che sfugge alla ragione, quell’intimità che si costruisce solo quando si smette di fingere, quando il cuore parla senza la paura di nascondersi. In quell’angolo di mondo, dove solo la luna osava spiare il loro segreto, Isabella e Leonardo vivevano un amore così puro che sembrava fermare il tempo, lasciandolo sospeso, come un respiro che non osa spezzarsi.
C’è una verità che l’amore si porta dietro, una verità senza maschere, quella che fa sì che, quando si ama davvero, ci si può mostrare per quello che si è, senza timore di essere visti. Isabella non era che Isabella, e Leonardo non era che il suo bambino, e in quel “non essere altro” c’era tutta la bellezza di quel sentimento senza pretese.
Se qualcuno avesse chiesto a Isabella cosa fosse l’amore, forse avrebbe sorriso, abbassando lo sguardo come fanno le donne quando non trovano parole. Ma l’amore è questo: una ninna nanna cantata piano, una carezza che sfiora il viso, un sorriso che si posa come una promessa.
E in quell’abbraccio, Isabella avrebbe potuto dire a suo figlio, senza voce: “L’amore è questo, Leonardo. È stringerti a me ogni notte, sapendo che anche il giorno che verrà sarà fatto di promesse invisibili, ma vere. Promesse che nessuno vedrà, ma che tu e io conosciamo a memoria.”
Perché alla fine è così, l’amore è solo una carezza nel buio, un “ci sono” che nessuno sente, ma che per chi lo riceve diventa eterno. E in quel piccolo villaggio, illuminato dalla luce soffusa della luna, c’era un amore che non aveva bisogno di dichiarazioni, perché si era già detto tutto.
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