"L'Ego in Poltrona: La Politica come Albergo a Tempo"

 


"L'Ego in Poltrona: La Politica come Albergo a Tempo"

di Antonio Bruno

"Lei non sa chi sono io!" Ecco, sì, queste frasi mi fanno venire in mente quel modo tutto nostro di attaccarci alla sedia, alle cariche. “Quando c’era lui, caro lei!". Eh, il punto è proprio questo: ogni tanto ci dimentichiamo che la responsabilità che ci danno non è personale, non è “casa nostra” ma, appunto, “casa di tutti”. E la gente che ti dà fiducia, e ti affida quella casa, ti fa capire che sì, c’è responsabilità, ma che sei un po' come un inquilino in albergo, temporaneo, passeggero. Ti dicono: stai qui per un po', ma poi, ciao.

Solo che, ecco, c’è chi poi si mette in testa che quella casa senza di lui non può andare avanti. "COME ME NON C'È NESSUNO" gli risuona dentro. E si convince che nessuno, ma proprio nessuno, potrà fare altrettanto bene. Se non meglio, almeno altrettanto. Così, quando arriva il giorno in cui qualcuno nuovo prende il suo posto – e gli amici si lamentano, “Non è come quando c'eri tu!” – lui inizia a crederci ancora di più.

Eh, sì, c’è questa nostalgia perenne per “l’uomo della provvidenza” – o della “provvidenza politica”, chiamiamola così – ma che più che altro si traduce in un senso di competizione infinita. Ecco, guardi, io dico una cosa: sarebbe quasi meglio estrarre a sorte. Sì, come alla lotteria di Capodanno. Facciamo ogni cinque anni una bella lotteria per il Presidente del Consiglio, per il Presidente della Repubblica, e così via, fino all’ultimo consigliere comunale.

Così non si rischia di vedere certi personaggi diventare troppo affezionati al proprio incarico. Non dico che ci sarà meno politica, ma magari ci sarà un po' meno ego. E forse, dico forse, pure un po' più di serenità.

Antonio Bruno

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