Il patriarcato in Italia

 


[....] dando il potere all’uomo sulla donna lo convince che lui è importante e che la sua donna dominata e asservita non potrà mai abbandonarlo, in modo da avere una moglie-madre che finalmente lui può comandare sebbene sia rimasto bambino dentro di sé. Ebbene si, il potere dell’uomo sulla donna è l’agognato potere sulla madre che all’epoca non ebbe. Pertanto asserve la donna e si inchina al padre a cui si affida totalmente.Gabriella Tupini, Nella tana del lupo


Il patriarcato in Italia è un sistema profondamente radicato che affonda le sue radici in tradizioni culturali, religiose e sociali che per secoli hanno modellato il ruolo dell'uomo e della donna. Questo modello di organizzazione sociale ha conferito all'uomo un potere dominante sulla donna, non solo nelle dinamiche familiari, ma anche nei contesti lavorativi, politici e sociali. Tuttavia, tale dominio non è soltanto una questione di privilegio maschile, ma rappresenta anche un meccanismo psicologico e culturale che assicura all'uomo una percezione di centralità e sicurezza.

Il patriarcato, infatti, costruisce una narrativa in cui l'uomo si sente importante non tanto per le sue qualità intrinseche, ma per il ruolo dominante che gli viene attribuito. Questo potere sull'altro diventa una stampella identitaria, una sicurezza che lo protegge da una possibile destabilizzazione emotiva o sociale. La donna, costretta in un ruolo subordinato e spesso presentata come figura “complementare” e dipendente, diventa il mezzo attraverso cui l'uomo può affermare il proprio valore, anche quando è insicuro o immaturo dal punto di vista emotivo.

In questo schema, la donna dominata e asservita non viene vista come una pari, ma come un'estensione dell'uomo stesso: una moglie-madre su cui egli può contare per la gestione della casa, per il supporto emotivo e per la propria validazione. Questa donna, incapace o impossibilitata a emanciparsi per via delle norme patriarcali che la vincolano, non rappresenta mai una minaccia all'ego maschile. L'uomo, restando bambino dentro di sé, trova in questa dinamica una rassicurazione: la moglie-madre, subordinata a lui, è una presenza che egli può controllare, e quindi non lo abbandonerà mai.

Questo meccanismo perpetua un circolo vizioso in cui il controllo e la subordinazione diventano strumenti per mantenere un fragile equilibrio di potere, piuttosto che una relazione basata sul rispetto reciproco e sull’uguaglianza. Inoltre, il patriarcato riduce anche l’uomo a una caricatura di sé stesso, privandolo della possibilità di maturare emotivamente e di costruire relazioni autentiche e paritarie. Il dominio sull’altro, infatti, non è segno di forza, ma di fragilità: un uomo maturo e sicuro di sé non ha bisogno di comandare una donna per sentirsi completo.

In Italia, questa persistenza patriarcale è evidente nelle molteplici difficoltà che le donne continuano ad affrontare: dalla disuguaglianza salariale alla rappresentanza politica, fino alla violenza di genere, che rappresenta il volto più crudele di questa dinamica. L’interiorizzazione di questi ruoli tradizionali è talmente profonda che spesso sia gli uomini che le donne non ne riconoscono l’origine né gli effetti, continuando a perpetuarli inconsapevolmente.

La sfida, dunque, non è solo decostruire il patriarcato come sistema di potere, ma anche lavorare a un cambiamento culturale e individuale. Questo richiede che l’uomo si liberi della propria paura di essere vulnerabile e che la donna ottenga gli strumenti per emanciparsi da un ruolo che non le appartiene. Solo così sarà possibile costruire una società più equa, in cui uomini e donne possano crescere, amare e collaborare senza gerarchie né oppressioni.

Antonio Bruno


"Il Potere del Gelato: Una Commedia di Mamme e Re"

 

[Inizia un dialogo surreale tra un uomo, un uomo bambino e una donna immaginaria che rappresenta la madre]

Uomo: (si alza da una sedia, lanciando uno sguardo fiero alla donna) "Vedi, cara, il mio piano è semplice. Se riesco a convincerti che tu sei la donna da comandare, tu diventerai la mia regina... e io, beh, io sarò il re! Un re che... ehm... ha bisogno di una mamma, per capirci, ma una mamma che non mi rimproveri più!"

Donna: (guardando confusa) "Un re, eh? E tu pensi che io, regina, possa fare la tua mamma? Un po' strano come concetto, no?"

Uomo: (coglie una metafora per non farsi cogliere in fallo) "Beh, è un po’ come quando ero bambino e volevo sempre una mamma che mi dicesse 'bravo'. Ma adesso, vedi, con il potere, posso finalmente dire 'bravo' a me stesso... ma solo se tu mi aiuti!"

Uomo Bambino: (entrando in scena, con un ciuccio in bocca) "Mamma, mamma! Voglio il gelato! Ma solo se è il gelato che piace a me, mica come quello che mi dava papà, che era sempre alla fragola!"

Donna: (guardando il bambino) "Uhm, penso che ci sia una confusione nelle tue priorità. Non dovresti essere tu a decidere, tu sei solo un bambino, ricordi?"

Uomo: (con voce da adulto, ma con un'aria da bambino) "No, no! Io sono un re! Ma un re che non ha mai ricevuto abbastanza baci dalla mamma, e ora mi aspetto che tu, regina, mi faccia il favore di essere sia la madre che la mia consorte... e, a proposito, mi fai il gelato alla fragola?"

Uomo Bambino: (agitando il ciuccio) "E io voglio il cioccolato!"

Donna: (facendo un passo indietro) "Aspetta un attimo, non è che mi stai chiedendo di fare la tua psicoterapeuta? Non mi interessa essere madre, moglie, e anche tua infermiera, per favore!"

Uomo: (sospirando, si toglie il ciuccio dall’orecchio) "Vedi, è un gioco di potere. Il potere che non ho mai avuto quando ero piccolo! E tu, mia cara, sei il pezzo mancante del puzzle. Se mi fai sentire il grande uomo che posso essere... mi sentirò finalmente adulto!"

Donna: (con aria sarcastica) "Ma certo! E io, ogni giorno, mi darò da fare per soddisfare ogni tuo capriccio infantile! Perché, in effetti, è questo che tutte le donne sognano nella vita, no?"

Uomo Bambino: (accigliandosi) "Io non voglio un gelato alla fragola, io voglio una mamma che mi dica che sono bravo!"

Donna: (guardando il pubblico) "Ah, capisco! E così, alla fine, il potere dell’uomo sulla donna non è altro che una ricerca disperata per una mamma che non ti abbia mai detto 'no', giusto?"

Uomo: (annuisce lentamente) "Esatto! Vedi, è come un cerchio che si chiude. Io sono il re, ma ho bisogno della mia regina... o meglio, della mia mamma che mi dica che sono bravo!"

Uomo Bambino: (interrompendo, alzandosi sulle punte) "Bravo! Bravo! Bravo!"

Donna: (prendendo una decisione) "Va bene, allora. Ma solo se prometti che la prossima volta che vieni a farmi richieste, le farai da adulto, non da bambino che cerca la sua mamma."

Uomo: (entusiasta) "Trattato firmato! Ma... prima il gelato, va bene?"

[La scena finisce con l'uomo bambino che mangia il gelato, l’uomo adulto che cerca conferme e la donna che si siede come un'imperatrice, cercando di mantenere la calma.]


(La scena rimane sospesa, come un'eterna ricerca di potere, gelato e affetto non corrisposto. La domanda rimane: chi sta davvero comandando qui?)

Antonio Bruno

 


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