"Brividi di Luna" (racconto)
"Brividi di Luna"
La pioggia batteva contro i vetri del caffè, quel caffè che avevo scelto solo perché sembrava un rifugio temporaneo. Seduto al tavolo vicino alla finestra, osservavo la città che si muoveva lenta, sospesa in quella strana atmosfera che si crea quando piove. I passanti camminavano frettolosi, protetti da ombrelli di ogni colore, e ogni tanto qualcuno si fermava per guardare le vetrine, ma sempre di sfuggita, senza davvero osservarle. In quel momento, ho pensato che fosse un po' così anche per me. Vivo, ma senza veramente vedere. Attraversavo le giornate, le settimane, senza un vero senso di presenza.
E poi, c'era quella canzone. Sì, quella canzone che mi faceva venire i brividi, come un tocco leggero che scivolava sulla mia pelle. “Indimenticabile” di Antonello Venditti. L'avevo messa su per caso, o forse non del tutto per caso, non si sa mai con queste cose. La musica ha il potere di riportarti indietro o di farti andare avanti, dipende da cosa stai cercando. E io non sapevo neppure cosa stessi cercando, solo che mi mancava qualcosa, o forse qualcuno. C’era sempre un punto nella canzone dove tutto sembrava rallentare, come se il tempo stesso si fermasse, e io riuscivo a vedere tutto con chiarezza. Le traiettorie delle nostre storie, quelle che sembrano invisibili mentre le vivi, ma che improvvisamente appaiono, definite, quando ci ripensi.
Era passato così tanto tempo da quando avevo sentito quei brividi, quelli che ti fanno venire la pelle d’oca, e mi chiedevo se li avrei mai sentiti di nuovo. “È da tanto che non ti succede?” Mi avevi chiesto, come se fosse una domanda normale, ma io avevo visto quello sguardo, quello che tradiva tutto. Sapevi perfettamente che mi era successo, e sapevi altrettanto bene che non volevo ammetterlo.
Quello che non ti avevo mai detto, quello che non riesco mai a dire, è che ci sono delle canzoni che mi riportano a noi. Forse non a noi in senso stretto, ma a quello che eravamo, a quello che pensavamo di essere. Le canzoni fanno questo, no? Riascoltarle ti fa provare quello che credevi di aver dimenticato, come se il tempo si arrotolasse su se stesso, creando una sorta di spirale infinita di ricordi, di immagini. E ogni volta che senti quella canzone, quella specifica canzone, ti torna tutto alla mente: i volti, gli sguardi, le parole non dette. E con loro arrivano i brividi.
Avevo sempre pensato che quei brividi fossero un segnale, un promemoria di qualcosa che mi mancava. Ma adesso non ne ero più così sicuro. Era davvero nostalgia? O era solo la paura di non sentire più nulla? Di non essere più capace di lasciarmi attraversare da qualcosa di così forte da farmi tremare?
Ti ricordi quando mi hai detto che c’è una linea sottile tra la felicità e la tristezza? Io non ci avevo mai creduto fino in fondo. Credevo che fossero due cose ben distinte, che non potessero coesistere. Ma poi c’è stata quella sera. La luna si rifletteva sull'acqua del lago, e tu eri lì, accanto a me. Non dicevamo nulla, eppure era come se tutto fosse stato detto. Mi sentivo in pace, eppure sentivo anche un dolore sordo, una specie di malinconia che mi stringeva il petto. Era come se fossi felice, ma allo stesso tempo consapevole che quella felicità non sarebbe durata per sempre. Forse era questo che intendevi: la consapevolezza che ogni momento di felicità porta con sé una sottile venatura di tristezza, perché sai che, inevitabilmente, finirà.
E allora mi sono chiesto: ci basterebbero queste minime cose per stare meglio? Quei piccoli momenti di felicità, di presenza, di connessione con l'altro? Oppure ci farebbero solo male, perché ci ricorderebbero ciò che non possiamo più avere? Io non lo so. A te farebbero male, questo è certo, l’hai detto chiaramente. E per quanto mi riguarda… non so se le desidero più. Forse le ho volute per troppo tempo, e adesso ho smesso di volerle.
Eppure, c'è ancora qualcosa che mi tiene legato a quei momenti, a quei ricordi. È come se fossero impressi nella mia pelle, come i brividi che provo ogni volta che ci penso. Ma non posso farci niente, no? Sono parte di me, di quello che sono stato e che forse non sarò mai più. E allora cosa rimane? Rimane solo la consapevolezza che ho vissuto, che ho amato, che ho sentito. E anche se fa male, va bene così.
C'era una frase che mi ripetevi sempre: "Imparate a dare assenza a chi non ha capito l'importanza della vostra presenza." Mi colpiva ogni volta che la dicevi, come se cercassi di dirmi qualcosa che non ero ancora pronto a capire. Forse avevi ragione. Forse era proprio la nostra presenza, l'essere lì, il condividere quel silenzio e quei momenti, ciò che faceva la differenza. Ma quanto a lungo si può aspettare che qualcuno capisca? E se non lo capisce mai?
A un certo punto, devi andare avanti. Devi imparare a regalarti quegli attimi da solo, senza aspettare che arrivi qualcun altro a completarti. È un percorso difficile, certo. E spesso inciampi, come ho fatto io. Ma ogni sasso su cui sono inciampato mi ha insegnato qualcosa. Ogni volta che sono tornato indietro, ogni volta che mi sono perso, ho scoperto qualcosa di nuovo su di me. E anche se è stato doloroso, anche se ci sono stati momenti in cui pensavo di non riuscire a uscirne, alla fine sono grato per tutto. Mi ha portato qui, dove sono oggi.
E qui, seduto in questo caffè, con la pioggia che scroscia fuori, mi sento stranamente calmo. È come se la vita fosse andata avanti senza di me per un po', ma adesso mi sento pronto a riprendere il filo. Non ho più quella fretta di capire tutto, di trovare tutte le risposte. Forse è proprio questo il segreto: accettare che alcune domande non avranno mai una risposta. O che le risposte che troverai potrebbero non essere quelle che ti aspettavi.
C'è un momento, durante quella canzone, in cui Venditti canta: "Regalarti la luna di stasera, sentire degli amanti a primavera." Ogni volta che lo sento, non posso fare a meno di pensare a te. Non perché fossimo come quegli amanti, ma perché c'era qualcosa di universale in quel sentimento, qualcosa che appartiene a tutti noi. Abbiamo tutti quel desiderio di regalare la luna a qualcuno, di condividere quei momenti perfetti che sembrano così rari. Ma poi mi ricordo che la luna non è qualcosa che puoi veramente dare. È lì, sospesa nel cielo, per tutti noi. Sta a te decidere come guardarla, come viverla.
E forse è così anche per l’amore. Non è qualcosa che puoi possedere, che puoi tenere stretto per sempre. Ma è lì, presente, pronto a farti provare quei brividi ogni volta che decidi di lasciarti andare.
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