L’ARTE DI VIVERE SE IL DESTINO È OLTRE IL CASO

 

L’ARTE DI VIVERE

SE IL DESTINO È OLTRE IL CASO

Da un certo momento in avanti della mia esistenza, ho sempre creduto nel potere fecondante del caso e ho regolato le mie scelte sulla base di questo convincimento. Per me, il caso è contingenza, evento, imprevedibilità. E la vita è la capacità di rispondere a quel che accade, prontamente e azzardatamente, per abitare l’aperto che si dischiude.

Anni fa - molti anni fa - trascorrevo un periodo piuttosto inquieto e difficile: vivevo un senso di perdita, di difficoltà a rinvenire il bandolo dell’esistenza. Non mi aiutavano le letture che conducevo: erano scritti che mettevano profondamente in questione la nozione di verità, quale avevo appreso negli anni della laurea in filosofia, decretavano la crisi della ragione, non più in grado di restituire certezze, di dire lo statuto dell’uomo e delle cose.

Se non vi è certezza alcuna, se la verità è un’illusione, allora tutto è equivalente, il mondo è assurdo. Come dare torto a Caligola, quello descritto da Albert Camus? L’imperatore, non riconoscendo alcun riferimento che lo possa orientare, pratica una libertà che è arbitrio, insensata sregolatezza, disperazione in atto per la scoperta della non sopportabile, ineludibile contingenza dell’umano. Se ogni cosa equivale a qualsiasi altra, si è ridotti o all’inazione o all’azione cieca.

L’insight che fu in grado di disincagliarmi mi provenne da un autore, Aldo Giorgio Gargani, che funzionò come un “pharmacon” (veleno e contravveleno assieme). Dalla lettura (destruens) di “Crisi della ragione” (Einaudi 1978) passai a quella (costruens) di “Sguardo e destino” (Laterza 1988), un testo filosofico di rara intensità emotiva, in cui l’autore attesta che la filosofia è un pensare a partire da sé, per rinvenire il coraggio di essere.

La casualità degli avvenimenti di cui è costellata la nostra esistenza, ci dice Gargani, provoca la capacità di individuare per il loro tramite i puntelli del nostro destino. Siamo cacciatori di senso e, abbastanza spontaneamente, a prescindere se Dio sia morto e la ragione non abbia più fondamenta su cui poggiare il suo pensare, lo ritroviamo nel nostro quotidiano.

Semplicemente accade che qualcosa si imponga alla nostra attenzione e ci invochi; lo poniamo allora in una trama narrativa e quella trama non è nient’altro che l’identità del nostro io. Identità che non è precostituita; essa non può essere definita se non nell’atto in cui avviene, coincidendo con la prassi che si genera “entro i vincoli dei contesti e delle situazioni storiche”, nel sistema di relazioni sociali in cui siamo presi e che costituisce l’orizzonte che ci consente di essere ciò che siamo, ancorati al caso che col nostro agire abbiamo trasformato in destino.

Da questa prospettiva, è l’agire che discrimina il vero dal falso, l’agire che si genera dall’incontro tra il contingente e un individuo, fatto di sangue e carne, di desideri ed emozioni. Pensare è cogliere gli eventi introdotti dall’accidentalità della vita per farne racconto. Ciò che chiamiamo pensiero altro non è che ciò che tiene assieme un coacervo di segni diversi e particolari in cui ci siamo imbattuti nella contingenza dell’esistere.

Il pensiero è dunque la “tessitura concreta formata da una costellazione imprevedibile di eventi, di scene diverse, di segni di passioni”. Esso è essenzialmente plurale e differente; se una narrazione convergente si crea, è perché esiste una società, ossia la condivisione di alcune pratiche. Ciò che diciamo vero è l’essere parte di quest’agire insieme, ognuno a fare i conti col proprio destino.

Si trova un senso al proprio esistere quando si accetta l’evento, per un verso, e la società, per altro. Vivere è accogliere il fluire delle cose, l’impermanenza dell’essere.

Settant’anni fa, John Cage, autore di 4’33”, un’opera che incornicia col silenzio uno spazio-tempo di pochi minuti, scriveva una rarissima lettera a una sua corrispondente, Hellen Wolff, molto perplessa relativamente a quest’opera. (Opera - devo riconoscere - che mi ha molto intrigato e continua a farlo, una vera ossessione: per liberamene - riuscendone in parte - le ho dedicato nel 2000 un ampio saggio critico, “Esercizi di silenzio”, che uscì per “Nuova Rivista Musicale Italiana”, pubblicata dalla Rai).

Useremo le sue parole a chiosare ciò che ci è sembrato di capire del messaggio (per me salvifico) di Gargani.

“L’opera non è in realtà silenziosa; è piena di suoni a cui non avevo pensato prima, che sento per la prima volta nel momento in cui li sentono gli altri. Quello che sentiamo è determinato dal nostro vuoto, dalla nostra ricettività”.

4’33” allora mette alla prova la nostra disponibilità ad accogliere l’evento e farlo diventare parte di noi. Se non ci si abbandona, ciò che accade è come se non accadesse; si verifica una sovradeterminazione dell’evento; 4’33” diventa ad esempio una provocazione, uno scherzo o una trovata dadaista. In questo senso, l’opera di Cage è un’ottima metafora della vita, che è attraversata da molti eventi che chiedono d’essere ascoltati e inseriti nella trama della narrazione del nostro io. Tuttavia, ove sia asserragliato in se stesso, non li recepisce e non li usa per modificarsi.

John Cage, genialmente, mostra che l’arte è ciò che trasforma la nostra vita e le dà senso. L’arte coincide pari pari con l’arte del vivere. Sicché devo correggermi: non deve dirsi che 4’33” è metafora della vita, ma piuttosto che è tout court la vita.

Salvatore Colazzo

Ecco un confronto punto per punto delle tesi di Humberto Maturana rispetto a quelle esposte da Salvatore Colazzo nel testo "L’arte di vivere: se il destino è oltre il caso". Maturana, biologo e filosofo cileno, ha sviluppato concetti fondamentali riguardanti la biologia della conoscenza e l'autopoiesi, che si possono contrapporre o affiancare alle idee di Colazzo.

1. Causalità e Contingenza

  • Salvatore Colazzo: Sostiene che la vita è una risposta alla casualità e alla contingenza, e che l'individuo deve abitare l’aperto che si dischiude attraverso le scelte che fanno.
  • Humberto Maturana: Propone che gli eventi non possono essere considerati semplicemente casuali, ma piuttosto come parte di un sistema autopoietico in cui gli organismi viventi creano continuamente il proprio ambiente attraverso le interazioni. Maturana enfatizza l’idea che le relazioni e le percezioni siano co-costituenti della realtà.

2. Identità e Prassi

  • Colazzo: L'identità è una costruzione in continua evoluzione, non precostituita, definita attraverso le esperienze e le interazioni sociali.
  • Maturana: Sottolinea che l'identità emerge dall'interazione con l'ambiente e dagli scambi comunicativi. L’identità è un risultato di un processo di coordinazione tra gli individui, creando così un’unità che è sempre in divenire.

3. Ruolo del Caso

  • Colazzo: Il caso è visto come un elemento da cui si possono trarre significati, e le casualità possono rivelare il nostro destino.
  • Maturana: Le casualità e gli eventi non sono privi di senso; piuttosto, il significato emerge dalle interazioni e dalle relazioni. Ogni interazione è una forma di conoscenza che contribuisce alla costruzione della nostra realtà.

4. Pensiero e Narrazione

  • Colazzo: Il pensiero è descritto come una tessitura di eventi e segni, una narrazione che permette di dare senso alla vita.
  • Maturana: Propone che il pensiero e la conoscenza siano processi biologici e relazionali. La conoscenza emerge dalle interazioni e dal linguaggio, enfatizzando che l’atto di conoscere è sempre situato e contestualizzato.

5. Vivere e Impermanenza

  • Colazzo: Vivere significa accogliere l'impermanenza dell'essere e adattarsi al fluire delle cose.
  • Maturana: Sottolinea che la vita è un processo continuo di adattamento e co-evoluzione. Gli organismi viventi non solo si adattano all'ambiente, ma lo co-creano in base alle loro interazioni.

6. Arte e Trasformazione della Vita

  • Colazzo: L’arte è vista come un mezzo che trasforma la vita e le dà senso, coincide con l'arte del vivere.
  • Maturana: L’arte, per Maturana, può essere considerata una forma di espressione e comunicazione che riflette la nostra esperienza della realtà. La creatività è parte integrante della nostra esistenza e del modo in cui interagiamo con il mondo.

7. Esperienza e Società

  • Colazzo: L’esperienza individuale si intreccia con la dimensione sociale; il significato viene dal fare parte di un’azione collettiva.
  • Maturana: Enfatizza che le relazioni sociali e comunicative sono fondamentali per la costruzione della nostra realtà. L’individuo è sempre parte di un sistema più grande, e la società stessa è un riflesso delle interazioni tra gli individui.

8. Accettazione dell'Evento

  • Colazzo: Accettare l'evento è fondamentale per trovare un senso all’esistere.
  • Maturana: La percezione e l'accettazione dell'evento sono parte del processo di conoscenza. Ogni evento è interpretato e rielaborato in base alle esperienze pregresse e alle interazioni sociali.

In sintesi, mentre Colazzo si concentra sull'importanza della casualità, dell'identità e della narrazione nella vita, Maturana propone una visione più biologica e sistemica della conoscenza e delle interazioni, sottolineando l'importanza delle relazioni e della co-creazione della realtà. Entrambi, tuttavia, condividono l'idea che la vita sia un processo dinamico e in continua evoluzione.

Antonio Bruno 

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