"L'amore rimasto nel sogno" (racconto)

 "L'amore rimasto nel sogno"


La mia vita è uno stato d'animo. Mi rendo conto ora, dopo tutto quello che è successo, che ogni amore sembra diverso dall'altro, unico, come una fiaba con finali che si sperano sempre felici. Ma, alla fine, è come se ci fosse un filo comune che lega tutte le storie: un errore. Un errore che diventa evidente solo dopo, quando è troppo tardi. Lo riconosci, lo osservi, lo confronti con quello che avresti dovuto fare. E pensi: "Come ho fatto a non vederlo prima?"

Mentre lo stai vivendo, però, sei sicuro che stai facendo la cosa giusta. In quel momento, ogni gesto, ogni parola, sembra appartenere al destino, sembra scolpito nella pietra di ciò che deve accadere. E forse è proprio questo l'importante: vivere anche il momento sbagliato nel modo giusto. Goderselo fino in fondo, senza rimpianti.

Ricordo il giorno in cui mi disse: "Mi faccio viva io". Quella frase mi rimbalzò addosso con una leggerezza tale che non ci feci caso subito. Solo col tempo ho capito che equivaleva a dire "Non mi vedrai mai più". È così che le storie d'amore si chiudono, senza un vero finale, solo con silenzi che si allungano, fino a diventare eterni.

Ci svegliammo una mattina, e l'amore rimase nel sogno. Non ci seguì nel mondo reale. Svanì tra le lenzuola, tra i nostri respiri affannati. Eppure, per un istante, ci era sembrato così vero, così palpabile. Ma la realtà, alla fine, è diversa dai sogni. La realtà ti fa svegliare, ti fa alzare dal letto e affrontare il giorno con la consapevolezza che certe cose non tornano indietro.

La più consistente scoperta che ho fatto pochi giorni dopo aver compiuto sessantacinque anni è che non posso più perdere tempo a fare cose che non mi va di fare. E questo vale anche per l'amore. Ho sprecato troppo tempo cercando di essere qualcosa per qualcun altro, di modellarmi su aspettative che non mi appartenevano, di trovare in altri il senso che avevo smarrito dentro di me.

Quando finisce un amore, non soffriamo tanto per l'addio in sé. È il messaggio nascosto nell'addio che ci ferisce. L'altro se ne va, e ci comunica silenziosamente che non siamo poi così speciali. Non è la relazione a crollare, ma la nostra stessa identità. Ci rendiamo conto che, per tutto il tempo in cui siamo stati innamorati, non abbiamo vissuto per noi stessi. Abbiamo delegato all'altro il potere di definirci, di darci un valore.

E quando se ne vanno, restiamo vuoti. Ma, con il tempo, ho capito che la colpa non è loro. La colpa è nostra, di aver rinunciato a noi stessi, di aver affidato la nostra identità all'amore dell'altro. E allora, dopo il congedo, la vera sfida non è quella di recuperare la relazione. No, la vera sfida è di recuperare noi stessi, quel pezzo di noi che abbiamo smarrito lungo la strada, nell'illusione che l'amore dell'altro ci potesse completare.

Ho imparato che l'amore può spezzarti il cuore, ma è molto peggio quando lo riduce in pietra. Quando ti rendi impermeabile, incapace di sentire ancora. Ma io non voglio vivere così. Anche se ogni amore mi sembra diverso, alla fine so che vale la pena viverlo, anche se è destinato a rimanere solo un sogno.

Antonio Bruno

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