"Il mondo dentro di lei" (racconto)
"Il mondo dentro di lei"
In realtà, non sapevo nemmeno come fosse iniziata. Forse tutto era
cominciato con uno sguardo, uno di quegli sguardi che ti entrano dentro e si
piantano lì, sotto la pelle, senza che tu te ne accorga davvero. E poi, da lì,
le cose si erano mosse da sole. Magari un caffè preso per caso, una battuta
detta un po’ così, tanto per vedere la sua reazione. Ed eccola, quella risata
che avevo subito amato. Non ci avevo pensato troppo, mi era sembrato tutto
naturale.
Lei era diversa da tutte. Lo so, lo dicono tutti, ma stavolta era vero.
C'era qualcosa nel suo modo di guardare il mondo, di viverlo, che mi faceva
venire voglia di fare lo stesso. Mi piaceva il suo modo di perdersi nei
dettagli: il profumo del caffè al mattino, la luce del sole che filtrava dalle
persiane. Era come se sapesse dare valore alle cose che a me sfuggivano. E
forse per questo, a un certo punto, ho cominciato a darle più spazio dentro di
me, come si fa con un libro che inizi a leggere distrattamente e che, pagina
dopo pagina, diventa indispensabile.
Mi piaceva come parlava di viaggi che non aveva ancora fatto, di libri che
non aveva finito di leggere. Era come se ci fosse sempre qualcosa di nuovo da
scoprire, e questo mi teneva sveglio la notte. L’amore non era mai stato così
per me, non c’era mai stato quel senso di scoperta continua, quel desiderio di
vedere dove ci avrebbe portato tutto questo.
Eppure, più passava il tempo, più mi rendevo conto che c’era una parte di
lei che non avrei mai potuto raggiungere. Un luogo segreto, dove lei si
rifugiava nei momenti di silenzio, quando il mondo diventava troppo rumoroso.
Era una solitudine strana, di quelle che non ti fanno sentire escluso, ma che
ti ricordano quanto siamo tutti, in fondo, un po' soli. Ed era in quei momenti
che capivo quanto lei fosse parte di me, anche se non del tutto mia.
"Lo sai che il mondo è casa nostra?" mi disse una sera, mentre guardavamo
il tramonto. Le sue parole rimasero sospese nell'aria, come se avessero bisogno
di tempo per sedimentare. Era una di quelle frasi che mi facevano sentire
piccolo di fronte all'immensità di tutto, ma al contempo mi avvicinavano a lei.
Parlava come se avesse il mondo dentro, come se ogni cosa fosse connessa, e io
facevo parte di quel tutto, anche se a volte mi sembrava di non sapere dove
mettere i piedi.
Ci sono persone che entrano nella tua vita e ti sconvolgono le abitudini. E
lei era una di quelle. Non si accontentava mai, voleva di più, da me, dal
mondo, da se stessa. Mi spingeva a fare lo stesso, a guardare oltre, a
chiedermi se quello che avevo era davvero abbastanza. E la verità è che non lo
era mai. Ma questo non mi faceva paura. Era come se sapessi che, qualsiasi cosa
fosse successa, lei mi avrebbe sempre dato una nuova prospettiva.
Ma l’amore, mi diceva sempre, non è fatto solo di presenza. "Non siamo
solo chi abbiamo accanto, siamo anche chi non abbiamo mai incontrato," mi
spiegava, "Siamo tutti collegati, in un modo o nell’altro." Non
capivo subito cosa volesse dire. C’era sempre questa sua parte profonda,
filosofica, che mi faceva sentire come se fossi in una lezione di vita
continua. A volte mi sembrava troppo, altre volte mi rendevo conto che era
proprio quello di cui avevo bisogno. Lei era il mio mondo e al contempo era il
mondo intero. E io non sapevo come gestire questa vastità.
Quando la guardavo, capivo che per lei l’amore era qualcosa che andava oltre
il semplice stare insieme. Era un modo di essere, un modo di vivere. Mi sentivo
fortunato, ma anche un po' spaventato. Sapevo che, prima o poi, avrebbe capito
che io non ero abbastanza grande per quel mondo. Lei era fatta per qualcosa di
più ampio, per legami che trascendevano il tempo, lo spazio, le persone. E io,
con tutta la mia semplicità, non potevo che guardarla da lontano, sperando di
rimanere abbastanza vicino da non perderla del tutto.
Ma l’amore è così, no? È fatto di momenti, di sguardi, di sensazioni. E non
importa quanto tu sia preparato o quanto tu ci provi, alla fine si riduce tutto
a una domanda: "Sei pronto a lasciarti andare?"
Antonio Bruno
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