Intervista al Dott. Antonio Bruno sul rapporto Draghi sulla competitività

 

Intervista al Dott. Antonio Bruno sul rapporto Draghi sulla competitività


Dott. Bruno , l'evento politico di settembre ha senza dubbio attirato l'attenzione su temi cruciali per l'Europa. Cosa ne pensa del rapporto Draghi sulla competitività e delle sue implicazioni?

Antonio Bruno : Il rapporto Draghi è un documento di grande importanza, ricco di proposte che meritano una riflessione profonda. Da un lato, sottolinea come la transizione ecologica non debba essere vista come un costo, ma come un'opportunità vitale per la crescita economica. Dall'altro, mette in evidenza delle lacune, come la scarsa attenzione alla sostenibilità sociale. È fondamentale che la transizione ecologica avvenga in un contesto che non trascuri il benessere delle persone.

Nel suo intervento, menziona che fare del turismo il nostro "petrolio" è un'illusione. Qual è la sua opinione al riguardo?

Antonio Bruno : È vero, puntare esclusivamente sul turismo come leva economica è una strategia rischiosa. Significherebbe abbandonare la produttività e accettare un inevitabile declino. Paesi come la Cina e gli Stati Uniti stanno investendo massicciamente nella trasformazione delle loro economie, mentre noi ci accontentiamo di un modello stagnante. Dobbiamo essere innovativi e abbracciare una diversificazione economica.

Draghi ha sempre sostenuto l'efficienza dei mercati, ma nel rapporto sembra abbracciare un intervento pubblico più attivo. Qual è la sua valutazione di questo cambiamento?

Antonio Bruno : Questo è uno dei meriti del rapporto. Draghi riconosce che l'intervento pubblico è essenziale per guidare una trasformazione che non può essere lasciata esclusivamente al mercato. In passato, l'austerità e le privatizzazioni erano i mantra, ma ora è chiaro che per affrontare la crisi economica e sociale, servono politiche attive e investimenti mirati.

Parlando di investimenti, il rapporto stima la necessità di 800 miliardi di annui per rilanciare l'economia europea. Come possiamo reperire tali risorse?

Antonio Bruno : Una delle opzioni più promettenti è l'emissione di debito comune per finanziare progetti di investimento transnazionali. Questo non solo aiuterebbe a superare la segmentazione dei mercati, ma fornirebbe anche titoli di debito sicuri che possono incentivare l'investimento privato. Tuttavia, ci sono resistenze, specialmente dai paesi “frugali”, e bisogna convincere i leader europei dell’importanza di questa strategia.

Quali sono le conseguenze se non si effettuano questi investimenti necessari?

Antonio Bruno : Se non si agisce, il rischio è quello di vedere erosi ulteriormente i fondi per il sociale e di mantenere un modello economico insostenibile. È fondamentale che i governi europei comprendano che la transizione ecologica è una necessità e non un’opzione. Se non cambiamo le regole, come escludiamo le spese per investimenti dal calcolo del disavanzo, ci troveremo in una situazione in cui saremo costretti a fare tagli draconiani.

In conclusione, come vedere il futuro dell'Europa alla luce di questo rapporto?

Antonio Bruno : La situazione è critica. La classe dirigente europea deve rendersi conto che siamo all'ultima spiaggia. Le sfide sono enormi e richiedono una visione chiara e una volontà politica forte. Se continuiamo a ignorare la realtà, ci ritroveremo a pagare un prezzo molto alto. È tempo di un cambiamento radicale nella nostra impostazione economica e sociale.

La ringrazio, Dott. Bruno, per la sua analisi approfondita.

Antonio Bruno : Grazie a voi per l'opportunità di discutere questi temi vitali.

 

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