La Convivenza Sociale e la Trasformazione: Una Riflessione Sistemica
La Convivenza Sociale e la Trasformazione: Una Riflessione Sistemica
Antonio
Bruno
Il
comportamento umano e la nostra convivenza sociale sono temi centrali per
comprendere il mondo che costruiamo ogni giorno. A tal proposito, le parole di
Mattia Feltri pubblicate su “La Stampa” il 23 settembre 2023, ci offrono uno
spunto di riflessione importante su come dovremmo intendere la gestione del
potere e l'organizzazione della società. Egli descrive un movimento che cerca
di abolire gerarchie e promuovere una gestione condivisa, in cui i cittadini
decidono "insieme" e lavorano verso obiettivi utopici: eliminare la
corruzione, la povertà, e piegare l'economia all'etica, trasformando il mondo
in un "giardino fiorito".
Come biologo
e pensatore sistemico, credo che questa aspirazione, benché nobile, necessiti
di una comprensione più profonda di cosa significhi la convivenza umana.
Non possiamo separare il nostro modo di vivere dalla nostra biologia, dalla
nostra storia evolutiva e, soprattutto, dalla nostra capacità di co-creare la
realtà attraverso le nostre interazioni. "Viviamo in una rete di
conversazioni, e questa rete costituisce la trama della nostra esperienza del
mondo" (Maturana, El árbol del conocimiento, 1984).
La visione
che propone Feltri, di una società senza leader e senza confini statici, può
sembrare utopica, ma solleva una domanda cruciale: come facciamo la nostra
convivenza sociale?. In altre parole, come creiamo il nostro mondo giorno
per giorno, attraverso le nostre azioni e interazioni? E in che modo le nostre
scelte culturali e politiche riflettono le nostre strutture biologiche e
cognitive?
La Cultura Patriarcale e la Competizione
L’essere
umano vive, da millenni, in una cultura patriarcale basata sulla competizione e
sulla gerarchia, dove il potere viene visto come uno strumento da utilizzare
per ottenere vantaggi individuali. Questo modello è alla radice della
disuguaglianza, dell'alienazione e del conflitto. È una struttura che si
autoperpetua perché, come sottolinea Feltri, anche quando emergono movimenti
che cercano di cambiare le cose, finiscono spesso per ricadere nelle stesse
dinamiche che volevano sovvertire. Il movimento descritto, nato con grandi
ideali di partecipazione e giustizia sociale, si è presto conformato a pratiche
di potere tradizionali.
Ma non
dobbiamo dimenticare che la competizione non è un tratto innato, bensì
culturale. La nostra biologia ci invita alla cooperazione come affermato in “La
biologia dell’amore è la base della nostra esistenza sociale” (Maturana, La
biología del amor, 1996). Non si tratta solo di un principio etico, ma di
una verità biologica: siamo esseri co-dipendenti, e la nostra sopravvivenza e
il nostro benessere dipendono dalla qualità delle nostre relazioni.
La Dinamica della Convivenza: Dalla Competizione alla
Cooperazione
Feltri pone
un interrogativo essenziale quando descrive la nostra società come un campo di
competizione, in cui ogni cittadino tende a ritirarsi nel proprio privato,
disinteressandosi della convivenza collettiva. Questo, afferma, è il frutto
della nostra cultura patriarcale. Tuttavia, per uscire da questa dinamica,
dobbiamo comprendere che il potere non è un oggetto da possedere o da
sottrarre, ma una qualità emergente delle nostre interazioni.
La
convivenza sociale, infatti, è un processo di co-creazione. Le membrane delle
cellule del nostro corpo ci offrono una metafora potente: esse proteggono
l'interno e allo stesso tempo sono permeabili, permettendo lo scambio di
informazioni e sostanze. Se le membrane fossero rigide e impermeabili, la
cellula morirebbe. Allo stesso modo, i confini statici nella convivenza
umana creano esclusione e conflitto. Se non c'è possibilità di attraversare
liberamente i confini — siano essi fisici o culturali — si trasformano in
"campi di concentramento" che disumanizzano l'esistenza "La
chiusura in se stessi è la negazione della vita" (La biología del amor,
1996).
La Sfida del Cambiamento
Il
cambiamento, tuttavia, non può essere imposto dall'esterno attraverso strutture
rigide o meccanismi di controllo. La trasformazione deve avvenire a livello
personale, in ciascuno di noi. Solo quando iniziamo a vivere i valori della cooperazione,
dell'inclusione e della reciprocità nelle nostre relazioni quotidiane, possiamo
sperare in una trasformazione sociale. "Il mondo che vediamo non è
indipendente dall'osservatore: lo creiamo nelle nostre interazioni" (El
árbol del conocimiento, 1984).
Feltri
critica, con una certa ironia, il tentativo del Movimento 5 Stelle di
realizzare una "dittatura del popolo probo", evidenziando la sua
deriva verso pratiche di potere che non differiscono molto da quelle
precedenti. Questa delusione è comprensibile, ma non sorprende: senza una vera
trasformazione nella qualità delle nostre relazioni e nel modo in cui ci
comprendiamo reciprocamente, ogni progetto di cambiamento rischia di ricadere
nelle vecchie logiche di competizione e controllo.
Conclusione: Immaginare il Futuro
In
definitiva, la domanda che dobbiamo porci non è tanto come ottenere il
potere, ma come convivere in modo tale da non averne bisogno.
Dobbiamo imparare a vedere che la nostra forza come esseri umani risiede nella
capacità di creare insieme, attraverso il rispetto reciproco e la cooperazione,
una società dove non ci siano esclusi né oppressi. Come ho spesso detto:
"L'amore non è una questione di sentimento, ma di azione. È la dinamica
che rende possibile la creazione di mondi condivisi" (Maturana, Transformación
en la convivencia, 2011).
Solo quando
ci renderemo conto che il mondo che vogliamo costruire è già presente in ogni
interazione che abbiamo con gli altri, potremo davvero immaginare — e
realizzare — una convivenza sociale basata sulla libertà, l'uguaglianza e la
giustizia.
Antonio
Bruno
Fonti:
- Maturana, H. R., & Varela,
F. J. (1984). El árbol del conocimiento.
- Maturana, H. R. (1996). La
biología del amor.
- Maturana, H. R. (2011). Transformación
en la convivencia.
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