Intervista al Dott. Antonio Bruno sulla guerra per il potere

 

Intervista al Dott. Antonio Bruno sulla guerra per il potere


Intervistatore: Buongiorno, Dott. Bruno. Grazie per aver accettato di parlare con noi. Nel suo recente scritto ha toccato diversi temi riguardanti la politica italiana contemporanea. Vorrei iniziare chiedendole: come interpreta l’articolo di Mario Giro, in cui si descrive il panorama attuale del cosiddetto "centro", o come lui lo definisce, "la Comunità dei riformisti"?

Dott. Bruno: Buongiorno, grazie a voi per l'invito. L'articolo di Mario Giro è molto interessante perché cerca di dare una definizione a quel gruppo di persone al potere che non si identifica né a destra né a sinistra. Lui li chiama "riformisti", ma ciò che emerge, secondo il suo punto di vista, è la mancanza di un progetto comune tra di loro. Questa frammentazione non permette ai riformisti di diventare un vero polo centrale. Personalmente, condivido l'idea che sia difficile distinguere oggi tra le varie figure politiche in Italia, siano esse a destra, a sinistra o in questa presunta area centrale.

Intervistatore: Lei ha scritto che non vede grandi differenze tra i leader italiani, sia uomini che donne, negli ultimi decenni. Può spiegarci meglio questa sua affermazione?

Dott. Bruno: Certamente. Ho osservato che, dal 1963 a oggi, i leader di governo in Italia hanno adottato comportamenti molto simili, indipendentemente dal loro genere o appartenenza politica. La loro azione di governo è sempre finalizzata al controllo del potere, con un obiettivo comune: escludere i nemici e sottomettere il resto del contesto politico e sociale. Questo meccanismo di dominio non varia, che si tratti di un uomo o di una donna al comando. In questo senso, non vedo differenze sostanziali tra leader come Giorgia Meloni, Elly Schlein, Matteo Renzi o Mario Draghi. Tutti sembrano partecipare a questa "guerra per il potere", che alla fine non porta benessere né a chi la vince né a chi la perde.

Intervistatore: A proposito della "guerra per il potere", lei scrive che questo tipo di lotta è una conseguenza di ciò che abbiamo ereditato dai nostri antenati. Pensa che esista un modo diverso, più "umano", di gestire il potere?

Dott. Bruno: Sì, credo che esista un modo alternativo. L’attuale visione del mondo è lineare, orientata alla produzione e al controllo del mondo naturale. Questo approccio ci porta a vedere il potere come una risorsa da conquistare e sfruttare. Tuttavia, io propongo una visione ciclica e sistemica, che si basa su uno sguardo più accogliente e amorevole verso l'ambiente naturale e, di conseguenza, verso gli altri. Questa prospettiva non cerca di dominare, ma di convivere in armonia con il mondo e le persone che lo abitano. Solo in questo modo possiamo raggiungere un vero benessere, che non si riduce alla semplice accumulazione di ricchezza o controllo, ma che si realizza nel rispetto e nell’equilibrio.

Intervistatore: Tornando al tema politico, Mario Giro suggerisce che i riformisti del Pd dovrebbero "stare buoni" e lasciare che Elly Schlein provi a riconquistare gli elettori di sinistra. Cosa ne pensa di questa strategia?

Dott. Bruno: La strategia di Elly Schlein, come la descrive Giro, sembra puntare a recuperare una fetta di elettorato che il Pd ha perso nel tempo, specialmente quelli che si sono astenuti dal voto. È una scelta comprensibile: la polarizzazione del sistema politico attuale lascia poco spazio alle mezze misure. Tuttavia, sono scettico sull'efficacia di una leadership che si basa esclusivamente sulla ricomposizione interna o sulla "sottomissione" dei suoi membri, come suggerisce Giro. Personalmente, ritengo che sia fondamentale avere un progetto di lungo termine che non si limiti a cercare consensi tra i delusi, ma che offra una visione chiara e innovativa per il futuro del Paese.

Intervistatore: Il suo scetticismo nei confronti della leadership, dunque, si estende anche alla figura di Elly Schlein. Lei ha menzionato più volte che non ha particolari preferenze tra i leader attuali, che siano Schlein, Meloni o Renzi. Perché questa neutralità?

Dott. Bruno: Semplicemente perché non vedo una differenza significativa nei loro comportamenti politici. Le loro azioni sembrano tutte orientate verso lo stesso fine: il mantenimento o la conquista del potere. Non mi interessa chi occupa quella "poltrona", poiché non vedo alcun cambiamento reale nel modo in cui il potere viene esercitato. Per me, la scelta elettorale si basa su criteri di efficienza ed efficacia nella gestione della cosa pubblica, non sulla fedeltà a una figura o a un partito. In passato ho votato chi dimostrava maggiore capacità di gestione, e continuerò a farlo. Ma ciò che auspico davvero è un cambiamento di paradigma, un approccio diverso al potere, che non si basi su esclusione e dominio, ma su inclusione e benessere condiviso.

Intervistatore: Questo suo appello al "benessere condiviso" è molto forte. Crede che sia un obiettivo realizzabile nella politica italiana di oggi?

Dott. Bruno: Difficile dirlo, ma è sicuramente l’unico obiettivo che valga la pena perseguire. La politica italiana, come quella di molti altri Paesi, è intrappolata in una dinamica di competizione per il controllo e l’esclusione. Se si riuscisse a spostare il focus dal dominio alla collaborazione, dal controllo alla condivisione, credo che potremmo vedere dei cambiamenti positivi. Ma per farlo, dobbiamo prima cambiare il modo in cui vediamo noi stessi e il mondo che ci circonda. La politica non è solo una questione di potere, ma anche di umanità.

Intervistatore: Grazie, Dott. Bruno, per queste riflessioni profonde. Le auguriamo un buon proseguimento e continueremo a seguire con interesse il suo pensiero.

Dott. Bruno: Grazie a voi. Buona giornata.

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