Intervista al Dott. Antonio Bruno: "Non siamo deficienti: la crisi del mercato e la necessità di riscoprire la democrazia"
Intervista al Dott. Antonio Bruno: "Non siamo deficienti: la crisi del mercato e la necessità di riscoprire la democrazia"
Intervistatore: Dottor Bruno, nelle sue recenti
dichiarazioni, lei ha criticato apertamente l’attuale sistema economico e il
predominio del mercato finanziario. Può spiegare meglio il suo punto di vista?
Antonio
Bruno: Certo. La
questione è semplice: abbiamo vissuto decenni sotto l’illusione che il mercato
potesse risolvere ogni problema, ma non è così. Il capitalismo finanziario ha
promesso una crescita infinita, rappresentata da quei grafici che continuano a
salire. Tuttavia, questa crescita è insostenibile, sia dal punto di vista
economico che ambientale. La concorrenza sfrenata e l’ossessione per il
profitto hanno creato rivalità tra le aziende, spingendo verso fusioni e
monopolizzazioni che cancellano intere industrie e distruggono posti di lavoro.
Marchionne, ad esempio, ha dichiarato che il monopolio è la forma economica più
efficiente. Ma davvero possiamo accettare una visione così disumana del mondo?
Intervistatore: Sta dicendo che il problema
principale non è solo economico, ma anche sociale?
Antonio
Bruno: Esatto.
L’economia di mercato si basa sulla concorrenza, ma le società umane si sono
sempre evolute grazie alla collaborazione, non alla rivalità. Che c'è di umano
nel far chiudere le fabbriche e lasciare intere famiglie senza un lavoro? Ci
viene detto che il mercato è la soluzione di tutto, ma io non ci credo più.
L’esperienza ci ha insegnato che il mercato non risolve, semmai crea
disuguaglianze sempre più profonde.
Intervistatore: Qual è, secondo lei, l’alternativa?
Che tipo di sistema propone?
Antonio
Bruno: Il mio non
è un discorso contro il mercato in sé, ma contro la sua assolutizzazione. Il
mercato non può essere l’unico arbitro delle nostre vite. Abbiamo bisogno di
recuperare il valore della democrazia, del coinvolgimento delle persone. Oggi i
governi, pur democraticamente eletti, sembrano obbedire a una sorta di monarca
assoluto occulto: il mercato finanziario. Abbiamo affidato il nostro destino
agli imprenditori, sperando che distribuiscano parte del loro lusso. Ma così
non funziona. Bisogna ripensare il ruolo dello Stato e ridare voce ai
cittadini.
Intervistatore: Crede che l’attuale governo stia
provando a cambiare questo sistema?
Antonio
Bruno: A mio
avviso, l’attuale governo non sta facendo propaganda, come molti sostengono.
Sta provando a riprendersi un potere che per troppo tempo è stato nelle mani
del mercato finanziario. Tuttavia, il vero problema è che la democrazia non può
esistere senza partecipazione. Se le decisioni vengono prese in solitudine nei
palazzi e comunicate ai cittadini solo attraverso la TV e i social media, si
rischia di creare una nuova élite, una nuova casta. La democrazia è partecipazione
attiva, è piazze piene di persone che discutono, che scelgono insieme.
Intervistatore: Lei ha parlato della necessità di
tornare a una forma di democrazia partecipativa. Come vede questo cambiamento
nel contesto attuale?
Antonio
Bruno: Siamo di
fronte a una scelta cruciale. Vogliamo continuare a vivere in una democrazia,
dove tutti hanno voce, oppure preferiamo un monarca che decida per noi? In
passato, la società era basata su un modello materno, più inclusivo, poi
sostituito da quello patriarcale, autoritario. Oggi rischiamo di finire con un
"papà" che, attraverso il controllo e la sottomissione, ci concede
qualche "regalo". Ma questa non è la strada giusta. Se vogliamo
veramente un cambiamento, dobbiamo riprendere in mano le nostre responsabilità
come cittadini.
Intervistatore: Ha accennato all’ambiente e alla
crisi delle risorse naturali. Quanto è importante questo tema nella sua
visione?
Antonio
Bruno: È
fondamentale. La crisi ambientale è il risultato diretto di un modello
economico basato sulla crescita illimitata. Il nostro pianeta ha risorse
finite, e continuare a sfruttarle in nome del profitto ci porterà alla
distruzione della nostra casa: la Terra. Dobbiamo chiederci cosa vogliamo
davvero conservare: il nostro pianeta o il lusso sfrenato? Questa è la vera
domanda che nessuno pone mai. Ma è la più urgente.
Intervistatore: Crede che qualcuno stia affrontando
seriamente questo problema?
Antonio
Bruno: Ci sono
pochi esempi, purtroppo. Uno di questi è Jeremy Corbyn, che ha capito la
gravità della situazione e ha cercato di proporre un modello alternativo in
Inghilterra. Anche lui, come me, ha vissuto l’impegno politico degli anni ’70,
e ha compreso l’importanza di tornare a un’economia più giusta e sostenibile.
Ma la strada è lunga, e richiede un cambiamento radicale nel modo in cui
vediamo il mondo.
Intervistatore: In conclusione, qual è il messaggio
che vuole lanciare ai nostri lettori?
Antonio
Bruno: Il mio
messaggio è semplice: non siamo deficienti. Dobbiamo svegliarci, riprendere in
mano il nostro destino e decidere se vogliamo vivere in una società democratica
o lasciare che sia un’élite, o peggio ancora il mercato, a decidere per noi. Il
futuro del nostro pianeta e della nostra democrazia dipende da noi e dalle
scelte che faremo oggi.
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