Intervista al Dott. Antonio Bruno sulla natura della realtà

 

Intervista al Dott. Antonio Bruno sulla natura della realtà


Intervistatore: Dott. Bruno, nel suo ultimo scritto sulla natura della realtà, lei esplora concetti profondi che riguardano la percezione e l'illusione, e come essi influenzano il nostro modo di vivere e comprendere il mondo. Potrebbe iniziare spiegando cosa intende per "realtà" nella nostra cultura attuale?

Dott. Antonio Bruno: Certo. Nella nostra cultura, quando parliamo di "realtà" o di qualcosa di reale, ci riferiamo a ciò che pensiamo esista indipendentemente da noi e dalle nostre azioni. Questa concezione si è sviluppata come una nozione esplicativa, un tentativo di dare fondamento alle coerenze che osserviamo nella nostra vita. Tuttavia, questa idea di realtà è, in realtà, un costrutto umano, creato per spiegare la nostra esperienza. È servita per lungo tempo come base epistemologica per comprendere ciò che ci circonda, ma in fondo non è altro che una potente invenzione.

Intervistatore: Lei sottolinea che questa idea di realtà è una costruzione culturale e storica. In che modo questa concezione si è evoluta, specialmente in rapporto alle domande filosofiche sull'essere e l'essenza?

Dott. Antonio Bruno: Esatto. Per secoli, le domande filosofiche fondamentali si sono concentrate sull'essenza delle cose e sulla natura dell'essere. Abbiamo cercato di capire la realtà come qualcosa di esterno, di oggettivo e indipendente dal nostro agire. Ma, come spiego nel mio scritto, è stato solo verso la metà del ventesimo secolo, attorno al 1965, che abbiamo iniziato a comprendere meglio come funziona il nostro sistema nervoso nella percezione. Questo ci ha permesso di vedere la realtà non più come una verità assoluta, ma come il risultato del nostro operare come esseri viventi. Viviamo le nostre esperienze come valide, ma non sempre queste esperienze riflettono una realtà oggettiva.

Intervistatore: Questo introduce il concetto di percezione e illusione, che è centrale nel suo pensiero. Può chiarire meglio come distingue questi due concetti?

Dott. Antonio Bruno: Certamente. Quando parliamo di percezione, ci riferiamo a due esperienze che viviamo come valide e che consideriamo non contraddittorie, usandole per confermare l'una con l'altra. L'illusione, invece, si verifica quando due esperienze valide appaiono contraddittorie, e scegliamo di considerare una come veritiera, invalidando l'altra. Entrambi i concetti, tuttavia, non si riferiscono alla natura delle esperienze in sé, ma a come noi esseri umani, come osservatori, le viviamo e le interpretiamo nel corso della nostra vita.

Intervistatore: Questo sembra suggerire che le nostre esperienze quotidiane, più che rappresentare la "realtà", siano in realtà frutto delle nostre distinzioni e delle nostre interpretazioni. Quali sono le implicazioni di questa visione?

Dott. Antonio Bruno: È esattamente così. Se accettiamo che la nostra percezione e la nostra illusione sono frutto del nostro operare come osservatori, allora ci rendiamo conto che le domande filosofiche sull'essenza delle cose o sull'essere in sé sono domande a cui non possiamo realmente rispondere. Di conseguenza, dobbiamo cambiare il nostro approccio: non si tratta di capire cosa è vero o cosa è reale in senso assoluto, ma di comprendere cosa facciamo quando facciamo una distinzione, e come ciò che facciamo genera ciò che vediamo e viviamo.

Intervistatore: Questo cambiamento di prospettiva sembra ribaltare il modo in cui tradizionalmente ci poniamo nei confronti del mondo. Come cambia il nostro vivere quotidiano se accettiamo questa visione?

Dott. Antonio Bruno: Se accettiamo questa visione, viviamo nella consapevolezza che ciò che chiamiamo realtà è semplicemente il risultato delle regolarità sensoriali, operative e relazionali che usiamo per descrivere le nostre azioni. Le difficoltà sorgono quando queste azioni non producono i risultati che ci aspettiamo, o quando non ci fidiamo di noi stessi o degli altri. È qui che emergono i problemi relativi alla nostra nozione di realtà. Ma la verità è che, finché ripetiamo le azioni e le circostanze, otteniamo sempre lo stesso risultato. È solo quando non otteniamo quello che ci aspettiamo che iniziamo a mettere in discussione la realtà stessa.

Intervistatore: Questo ci porta a un tema cruciale: il rapporto tra fiducia e realtà. Può approfondire il ruolo della fiducia in questa concezione?

Dott. Antonio Bruno: La fiducia è fondamentale. Viviamo nella fiducia che, quando ripetiamo ciò che facciamo in determinate circostanze, otteniamo lo stesso risultato. Quando questo non accade, è perché non abbiamo ripetuto esattamente ciò che abbiamo fatto in precedenza. Inoltre, la fiducia è essenziale nei rapporti tra noi e gli altri: se non ci fidiamo delle nostre azioni o delle persone intorno a noi, la nostra concezione di realtà si incrina. Quando qualcuno propone una visione della realtà che non è supportata dalle coerenze della nostra vita quotidiana, come nel caso di spiegazioni metafisiche o trascendentali, la fiducia vacilla e sorgono dei conflitti.

Intervistatore: Per concludere, in che modo questa visione della realtà dovrebbe influenzare il nostro approccio alla vita e alle nostre relazioni con gli altri?

Dott. Antonio Bruno: Credo che questa visione ci inviti a essere più consapevoli di come costruiamo il nostro mondo attraverso le nostre esperienze e interpretazioni. Piuttosto che cercare risposte definitive sulla natura dell'essere o della realtà, dovremmo concentrarci su ciò che facciamo, su come le nostre azioni creano le nostre esperienze e su come possiamo migliorare la qualità del nostro vivere attraverso una maggiore riflessività. Inoltre, comprendere il ruolo della fiducia ci permette di costruire relazioni più solide e di evitare conflitti basati su interpretazioni divergenti della realtà.

Intervistatore: Grazie, Dott. Bruno, per questa profonda riflessione sulla natura della realtà.

Dott. Antonio Bruno: È stato un piacere. Grazie a voi per l'interesse.

 

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