Intervista al Dott. Antonio Bruno: L'origine del patriarcato e la dinamica della convivenza umana

 

Intervista al Dott. Antonio Bruno: L'origine del patriarcato e la dinamica della convivenza umana 


Intervistatore: Buongiorno, Dott. Bruno. Grazie per aver accettato di parlare con noi oggi. Vorrei iniziare chiedendole di chiarire un concetto chiave del suo pensiero: lei parla spesso dell’origine del patriarcato come legata a un cambiamento culturale ed emotivo avvenuto migliaia di anni fa. Potrebbe spiegare meglio questo collegamento?

Dott. Antonio Bruno: Buongiorno e grazie per l’invito. Certamente. Il patriarcato, come lo intendiamo oggi, non è un elemento costante della storia umana. In realtà, si è sviluppato circa 15-20 mila anni fa, e il suo legame con l’appropriazione è fondamentale. Humberto Maturana ha ipotizzato che in origine, l’emergere di questa struttura sociale sia avvenuto quando le prime famiglie di cacciatori, che dipendevano dalle mandrie di animali migratori come le renne, iniziarono a vedere il lupo non più come un predatore naturale, ma come un rivale. La necessità di escludere il lupo per garantirsi il cibo ha portato a un cambio di paradigma: l’esclusione del lupo è diventata sistematica e da lì è nato un processo più ampio di appropriazione che ha coinvolto anche le relazioni umane.

Intervistatore: Ha parlato di una vera e propria "esclusione dell'altro". In che modo questo concetto si collega alla nascita della cultura patriarcale?

Dott. Antonio Bruno: L'esclusione del lupo è solo il primo passo di una dinamica che si estende poi alla società. Quando queste famiglie di cacciatori hanno cominciato a impedire ai lupi di accedere alle loro prede, si è stabilito un modello di appropriazione e negazione dell'altro. Questo modello si è evoluto fino a includere anche gli esseri umani. Con la nascita dell'agricoltura e della pastorizia, l’idea di "proprietà privata" e "territorio" è diventata centrale, portando all'affermazione di gerarchie e alla dominazione. Il patriarcato, quindi, non è solo un sistema sociale di controllo delle risorse e del potere, ma anche un modo di vivere che si basa sull'esclusione e sull'appropriazione.

Intervistatore: Questo processo di esclusione sembra avere profonde radici emotive, come ha suggerito Humberto Maturana. Qual è il ruolo delle emozioni in questo cambiamento culturale?

Dott. Antonio Bruno: Il cambiamento culturale che ha portato alla nascita del patriarcato non è stato solo una questione di organizzazione sociale o economica, ma di trasformazione emotiva. Inizialmente, la caccia era vista come un atto sacro, un rituale in cui si ringraziava l'animale per il cibo. Quando però si è cominciato a uccidere il lupo non per sopravvivere, ma per sterminarlo, l'emozione è cambiata. Si è passati dalla gratitudine al controllo, dalla condivisione alla possessività. Questo ha influenzato profondamente le relazioni umane. L’atto di uccidere il lupo per escluderlo non era un semplice gesto di sopravvivenza: era l'inizio della negazione totale dell’altro, che si è poi estesa a diverse sfere della convivenza umana, incluse le relazioni tra uomini e donne.

Intervistatore: È interessante notare come questa dinamica abbia portato anche alla nascita della guerra. Qual è, secondo lei, la connessione tra patriarcato e conflitto?

Dott. Antonio Bruno: Patriarcato e guerra vanno di pari passo, perché entrambi si basano sulla negazione dell'altro. L'atto di uccidere il lupo non è più una caccia sacra, ma un omicidio per sterminare un rivale. Da qui nasce l'idea della guerra come mezzo legittimo per risolvere i conflitti attraverso l'eliminazione dell'altro. Quando si perde la fiducia e si vive in un contesto di esclusione e appropriazione, il conflitto diventa inevitabile. La guerra diventa una soluzione violenta che legittima la distruzione dell’avversario, e il controllo su risorse e persone diventa l'obiettivo centrale.

Intervistatore: Lei suggerisce che l’infanzia possa avere un ruolo chiave nella costruzione di una convivenza democratica, lontana da queste dinamiche patriarcali. Come si collega questo alla sua analisi?

Dott. Antonio Bruno: Nell'infanzia, noi esseri umani viviamo in un contesto di rispetto reciproco, collaborazione e accettazione. La relazione madre-bambino è un esempio di come si possa costruire una convivenza basata sul rispetto dell'altro. Se riuscissimo a preservare questa modalità relazionale nell'età adulta, potremmo creare una società più democratica e meno violenta. Tuttavia, entrando nella vita adulta, siamo spesso immersi in relazioni di autorità, competizione e sottomissione, tipiche della cultura patriarcale. Se vogliamo costruire una democrazia autentica, dobbiamo ripartire da questa relazione di rispetto e cura che apprendiamo da bambini e sviluppare una consapevolezza sociale che metta al centro la collaborazione, non la competizione.

Intervistatore: Quindi, secondo lei, c’è speranza di superare il patriarcato e costruire una convivenza diversa?

Dott. Antonio Bruno: Assolutamente. Il patriarcato è un costrutto storico e culturale, non un destino. Se riusciamo a ripensare le nostre relazioni, a partire dall'infanzia, e a riconoscere il valore della cooperazione e del rispetto, possiamo costruire una convivenza democratica che superi le dinamiche di esclusione e appropriazione. La pace non deve essere un obiettivo da raggiungere attraverso la guerra, ma una conseguenza naturale di una società in cui il rispetto dell'altro è al centro.

Intervistatore: Grazie mille, Dott. Bruno. Le sue riflessioni offrono una prospettiva davvero profonda su temi complessi e attuali. È stato un piacere ascoltarla.

Dott. Antonio Bruno: Grazie a voi. È stato un piacere condividere queste riflessioni.

 

Fine modulo

 

Commenti

Post popolari in questo blog

Gli esami di Stato del 1976

La democrazia a San Cesario è possibile

MESCIU ANTONIU LETTERE MEJU CU LU TIENI COMU AMICU...