Intervista al Dott. Antonio Bruno sui governi tecnici
Intervista al Dott. Antonio Bruno sui governi tecnici
Giornalista: Dott. Bruno, c’è chi specula sul futuro politico di Giorgia Meloni e sulla possibilità che venga sostituita da Fabio Panetta, con lo spettro di un governo tecnico. Qual è la sua opinione su questa eventualità?
Dott.
Antonio Bruno: Le congetture
toccano un punto chiave della politica italiana attuale. Il ricorso a governi
tecnici, come abbiamo visto in passato con Monti e Draghi, è una realtà che si
presenta quando le difficoltà economiche e politiche mettono sotto pressione il
governo eletto. La domanda che dobbiamo porci è: perché accade che votiamo una
persona, come Giorgia Meloni, e poi ci ritroviamo con un commissario che
nessuno ha scelto? Questo, a mio avviso, mina la fiducia dei cittadini nel
processo democratico.
Giornalista: Secondo gli osservatori Meloni teme
di tradire sé stessa e la sua storia politica. Lei cosa ne pensa?
Dott.
Antonio Bruno: Capisco
questa preoccupazione. Meloni ha costruito il suo percorso politico su valori
molto specifici, ed è evidente che la sua priorità sia mantenere fede a quei
principi. Tuttavia, il contesto politico ed economico è estremamente complesso,
e il rischio è che debba scendere a compromessi che vanno contro le sue
convinzioni. Questo può essere percepito come un tradimento non solo da lei
stessa, ma anche dai suoi elettori.
Giornalista: Molti fanno riferimento al motto
latino «Simul stabunt simul cadent» ("insieme staranno oppure insieme
cadranno" ) per descrivere il legame tra il destino di Meloni e quello di
Elly Schlein. Che ne pensa di questo parallelismo?
Dott.
Antonio Bruno: È un
parallelo interessante. Il destino politico di Schlein, alla guida del Partito
Democratico, e di Meloni, a capo del governo, sembra intrecciarsi per via delle
dinamiche interne ai rispettivi schieramenti. Entrambe sono figure di
leadership che devono affrontare sfide enormi, non solo dall’opposizione, ma
anche all'interno delle loro formazioni. Questo motto sottolinea come la
stabilità di una possa influenzare quella dell'altra, in un gioco di equilibri
politici che rischia di trascinarle entrambe in un crollo simultaneo.
Giornalista: Lei ha fatto un'analogia tra le
elezioni e uno spettacolo teatrale. Vuole spiegarci meglio questa idea?
Dott.
Antonio Bruno: Certo.
Spesso le elezioni vengono percepite come una messa in scena in cui i candidati
promettono di fare cose che, nella realtà, sanno già di non poter mantenere. La
politica diventa una rappresentazione, una recita di ruoli: chi promette di
abbassare le tasse, chi promette sostegni economici per tutti, ma alla fine
queste promesse restano lettera morta. È come se ci fosse una consapevolezza
diffusa che queste promesse non verranno mantenute, eppure si continua a
partecipare a questo gioco.
Giornalista: Come si potrebbe superare questa
dinamica, secondo lei?
Dott.
Antonio Bruno: A mio
avviso, la soluzione potrebbe risiedere in un progetto comune che superi le
divisioni ideologiche e politiche. Invece di puntare su promesse
irrealizzabili, si dovrebbe costruire un piano condiviso, dove le migliori
energie del Paese collaborano per obiettivi concreti. È necessaria una maggiore
onestà nel dire ciò che è davvero fattibile e una maggiore apertura alla
collaborazione tra le diverse forze politiche. Solo così si potrebbe restituire
senso al voto e alla politica.
Giornalista: Cosa pensa dell’attuale clima di
sfiducia verso la politica, specialmente in relazione ai governi tecnici?
Dott.
Antonio Bruno: Il ricorso
ai governi tecnici alimenta una profonda sfiducia. I cittadini si chiedono: che
senso ha votare se poi i tecnici, che non hanno alcun mandato popolare, sono
chiamati a gestire il Paese? È un problema di legittimità. Se da un lato i
governi tecnici vengono spesso visti come un modo per garantire stabilità in
momenti di crisi, dall’altro rischiano di allontanare ulteriormente le persone
dalla partecipazione democratica, facendo sentire il popolo impotente di fronte
alle decisioni che contano.
Giornalista: In conclusione, quale potrebbe
essere la via d’uscita da questa situazione di precarietà politica?
Dott.
Antonio Bruno: Credo che
l'unica via d’uscita sia un ritorno alla politica del dialogo e della
collaborazione. Non possiamo continuare a vedere la politica come una guerra
tra fazioni, ma dobbiamo costruire ponti tra le diverse sensibilità, puntando
su un progetto comune. In questo modo, si potrebbe evitare la necessità di
ricorrere ai governi tecnici e restituire centralità alle scelte democratiche
fatte dai cittadini.
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