"Il Vento dell’ultimo giorno di Settembre"

 

"Il Vento dell’ultimo giorno di Settembre"


Lei si chiamava Emma. O forse non si chiamava così, chissà. Nomi e volti hanno un peso relativo quando li ripensi, sbiaditi dai ricordi, ombre leggere di una sera d’autunno. Era una di quelle serate in cui il mondo sembrava essersi addormentato, ma non era vero. C’era un silenzio vivo, che vibrava, sospeso come una melodia interrotta a metà.

Seduto in quella stanza vuota, con la luna che si arrampicava oltre le tende, lui si sentiva come un prigioniero di se stesso. Le parole non dette, quelle che avrebbe voluto urlare al cielo o mormorare sottovoce, erano lì, impilate come libri mai letti. Ma non riusciva a leggerli, né a scriverli. E forse, proprio per questo, aveva deciso di scrivere a uno sconosciuto.

Parlare con uno sconosciuto aiuta, pensava. Perché non importa cosa dirai, o cosa tacerai. Nulla di tutto ciò sarà mai rivelato. Rimarrà chiuso come un segreto in una bottiglia gettata in mare, e nessuno lo troverà mai. Neanche tu.

Eppure, c’era quel messaggio. Quella manciata di parole inviate, sgranate come perle su un filo che sembrava fragile, tanto fragile. E lui sapeva bene cosa sarebbe successo: dal momento dell’invio sarebbe iniziato il conto dei minuti. Ma quei minuti non erano solo minuti. Erano reincarnazioni di vite intere. Attese infinite, sospese in uno spazio che non conosceva tempo.

Emma – se era davvero Emma – era arrivata così. Come un fulmine inatteso, come una pioggia improvvisa in un giorno d’estate. Era un like. Solo un like. Eppure, quell’istante, quell’infinitesimo secondo in cui il pollice di lei aveva sfiorato uno schermo, aveva spostato un intero universo.

Non sapeva cosa provava. Non lo sapeva davvero. Il cuore si muoveva come il vento, imprevedibile e capriccioso. Non c’era nulla là fuori che lui non avesse già immaginato. Nessuna emozione che non avesse già concepito nel profondo. Il chiarore della luna non lo ingannava. Le ombre, le figure indistinte, i bagliori sfuggenti: tutto era stato già scritto dentro di lui, mille e mille volte. Eppure, quella sera, mentre respirava il silenzio di settembre, qualcosa di nuovo sembrava farsi strada.

“Non puoi insegnare a qualcuno ad amarti come vuoi tu”, pensava. Le relazioni erano così: desideri e limiti, aspettative che si scontravano contro il muro della realtà. E non importava quante volte provassi a spiegare cosa ti ferisse, cosa ti facesse sorridere: non era detto che l’altro lo capisse. Non era mai esattamente come speravi. L’amore, a volte, basta. A volte, invece, no.

E quella consapevolezza pesava. Come un sasso che si incastra nel cuore. Il dolore più grande da accettare era proprio questo: che nonostante tutti gli sforzi, tutte le parole, non sempre le cose vanno come vorresti. Ma c’era qualcosa di strano, quella sera. Una leggerezza che non aveva mai provato prima. Forse era l’accettazione.

Smise di combattere. Smise di arrabbiarsi. Smise di voler cambiare il corso delle cose. Si fermò, e improvvisamente sentì il vento attraversarlo. Fluiva, leggero, insieme ai suoi pensieri. Qualcosa si stava allontanando da lui, come una barca che scivola via lungo il fiume. E lui, per la prima volta, non cercò di trattenerla. La salutò con gratitudine.

Respirava. Sentiva il mondo scorrere intorno a sé, e non c’era più lotta, non c’era più tensione. Solo armonia. L’universo si muoveva, e lui ne faceva parte. Ogni cosa era libera, finalmente.

Forse era questo che Emma – o chiunque fosse – aveva voluto insegnargli. O forse era lui stesso a scoprirlo, in silenzio, mentre guardava la notte. Le persone erano come il vento: si spostavano, cambiavano direzione, inseguivano la corrente più forte. Solo i coraggiosi andavano controcorrente. E lui, quella sera, non si sentiva più così coraggioso. Ma nemmeno debole. Solo, libero.

Alla fine, se non puoi fare altro, pensava, potresti inviarle la posizione. Potresti dirle quante volte pensi a lei, cantarle una canzone, baciarle i capelli sotto la pioggia. Potresti regalarle un campo di fiori o un libro che nessuno ha mai letto. Fai qualcosa, qualsiasi cosa. Ma non fartela sfuggire.

Perché l’amore non resta mai fermo troppo a lungo.

Antonio Bruno

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