"Cento Metri di Luce e Promesse"
"Cento Metri di Luce e Promesse"
La mia casa era lì, a cento metri dalla scuola. Un soffio di vento e già
potevi sentire il brusio dei bambini e il cigolio del cancello che annunciava
l'inizio di un nuovo giorno. L'ottobre del '63 era più luminoso del solito, o
forse lo sembrava solo a me, che sentiva nel petto la prima eco del
cambiamento.
Quest'estate mamma ha deciso che dovevo essere pronto, come un albero che si
prepara per la primavera, e così mi ha mandato dalla signora Maria Marzo.
Insegnante di parole nuove, di lettere che si attaccano l'una all'altra come
mani che si stringono. Lei mi ha insegnato a scrivere la “u” di uva. E ancora
oggi, ogni volta che vedo un grappolo d'uva viola, mi ricordo di quel giorno,
come se il foglio fosse diventato un campo dove i ricordi crescono. La signora
Maria a volte usciva, e mi lasciava nelle mani gentili di sua madre, che
sembrava saper cullare anche il tempo. Erano due donne che mi hanno insegnato
che la dolcezza è una lingua universale.
Ci siamo trasferiti, quest'anno. La nuova casa è diversa. C'è la luce che
riempie le stanze come fa il sole con le foglie degli alberi. L'acqua non si
raccoglie più dal pozzo, ma scorre libera dal rubinetto, come un sogno che si
avvera senza fare rumore. E poi, la scuola. A due passi, basta girare l'angolo
e sei lì, di fronte a quel cancello che sembra sempre aspettarti.
Giovanbattista Saponaro, c'è scritto sul muro, ma io non so chi sia. Forse
qualcuno che un giorno conoscerò, o forse è solo un nome come tanti, messo lì a
fare compagnia ai bambini che ogni mattina attraversano il giardino.
La mamma mi ha accompagnato, oggi. Il grembiule nero, il fiocco blu, un
segno di appartenenza. Il mio scudetto ha una sola linea, mentre quelli dei
bambini più grandi ne hanno di più. Forse è così che funziona, ho pensato: più
linee hai, più sai stare al mondo.
Nel cortile, c'erano centinaia di voci, e sembrava di sentire un fiume che si
muove senza sosta. Alcuni bambini piangevano, come se il mondo fosse troppo
grande per i loro occhi piccoli. Io no. Io sapevo che la mamma era lì, a cento
metri di distanza, nella nostra casa che ora è piena di luce e di promesse.
Antonio Bruno
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