Intervista al Dott. Antonio Bruno: "Verso un nuovo modello di impresa per il bene della società"
Intervista al Dott. Antonio Bruno: "Verso un nuovo modello di impresa per il bene della società"
Intervistatore: Buongiorno Dott. Bruno,
recentemente ha espresso riflessioni molto interessanti sul sistema
capitalistico attuale e sul bisogno di un cambiamento. Iniziamo con il punto
centrale della sua analisi. Lei ha menzionato che "non le piace" ciò
che osserva nella società attuale, in relazione alle dinamiche economiche. Cosa
intende esattamente?
Dott.
Antonio Bruno: Buongiorno.
Sì, quello che osservo è una crescente disuguaglianza e una continua erosione
del capitale umano e delle risorse, proprio come ha evidenziato il Prof. Enzo
Risso nella sua ricerca. Siamo di fronte a un capitalismo che non genera più
benessere collettivo, ma premia solo i furbi e le classi già abbienti,
lasciando il resto della società a lottare per le briciole. Questo squilibrio
genera tensioni, insicurezza e paure sempre più profonde, e mi sembra evidente
che siamo ormai arrivati a un punto di rottura.
Intervistatore: Lei ha criticato il concetto di
"capitalismo dinamico, generatore di benessere" citato dal Prof.
Risso. Perché non ritiene che questo tipo di capitalismo sia riscontrabile
nella realtà?
Dott.
Antonio Bruno: Esatto. Non
condivido la distinzione tra un capitalismo malato e uno dinamico generatore di
benessere, perché non credo che il capitalismo, nella sua essenza, possa
davvero generare un benessere condiviso. Il sistema si basa sull’accumulo
incessante di capitale, come spiegato da Wallerstein. Questa accumulazione
porta inevitabilmente a un monopolio o quasi monopolio, sostenuto da
regolamentazioni statali, brevetti e benefici fiscali che mantengono il
controllo nelle mani di pochi. È un sistema che non premia l'impegno e la
capacità individuale, ma piuttosto chi ha già le risorse per accumulare altro
capitale. E questo va a scapito della collettività.
Intervistatore: Quindi, secondo lei, quali sono gli
elementi principali che mantengono in vita il capitalismo e perché ritiene che
non possa generare benefici per tutti?
Dott.
Antonio Bruno: Il
capitalismo si regge su tre pilastri: la divisione del lavoro, la connessione
tra produttori economici e responsabili della politica, e i mercati che fungono
da calamita per fornitori e consumatori. Tuttavia, la cosiddetta
"concorrenza perfetta", che dovrebbe teoricamente regolare i mercati,
è in realtà un mito. In pratica, ciò che vediamo è la ricerca del monopolio o
del quasi monopolio, dove i produttori si assicurano margini di profitto molto
ampi, mentre gli altri ne rimangono esclusi. Questo processo impedisce una vera
redistribuzione della ricchezza e crea una società sempre più diseguale e
polarizzata.
Intervistatore: Guardando al futuro, quali
cambiamenti ritiene necessari per migliorare il sistema economico e la società?
Dott.
Antonio Bruno: Credo
fermamente che ci sia bisogno di un modello di impresa che non sia strutturato
solo sull'accumulo di capitale, ma che miri a migliorare la società. Larry Fink
di Blackrock ha citato uno studio interessante di Deloitte, che mostra come i
millennials, la generazione che erediterà il controllo economico globale,
ritenga che lo scopo dell'impresa debba essere soprattutto quello di generare
un impatto sociale positivo. Il 63% di loro preferisce aziende impegnate a migliorare
la società, piuttosto che a generare semplicemente redditività. Questa visione
potrebbe essere un segnale di speranza per il futuro.
Intervistatore: Quindi, vede nella nuova
generazione la possibilità di un cambiamento sostanziale nel sistema economico?
Dott.
Antonio Bruno:
Assolutamente. Siamo di fronte a un trasferimento epocale di ricchezza, con 24
trilioni di dollari che passeranno dai baby boomer ai millennials. Questa
generazione sembra avere un approccio diverso, più attento alle dinamiche sociali
e ambientali. Se riusciremo a canalizzare questa energia in una nuova visione
del capitalismo, più collaborativa e umana, potremo forse sperare in un
cambiamento. Ma per farlo, dobbiamo iniziare una conversazione seria su come
ristrutturare le nostre imprese e, più in generale, la nostra economia.
Intervistatore: A proposito di questa
"conversazione", cosa pensa debba essere fatto concretamente?
Dott.
Antonio Bruno: È
fondamentale che coloro che hanno potere e responsabilità inizino a discutere
su come gli esseri umani debbano comportarsi per migliorare la società. Non si
tratta solo di regolare i mercati o di mitigare le disuguaglianze esistenti, ma
di ripensare completamente i nostri obiettivi economici. Il profitto non può
più essere l'unico scopo dell'impresa. Dobbiamo iniziare a valorizzare la
compassione, la collaborazione e il benessere umano, in modo da creare un
sistema più equo e sostenibile.
Intervistatore: Un'ultima domanda, Dott. Bruno: è
ottimista riguardo al futuro?
Dott.
Antonio Bruno: Sono
cautamente ottimista. Il quadro globale non è incoraggiante: inflazione,
povertà, disuguaglianze e criminalità stanno crescendo, come mostrano le
indagini internazionali. Tuttavia, la consapevolezza di questi problemi è in
aumento. Se riusciremo a cogliere questo momento storico per avviare una vera
riflessione collettiva e una trasformazione delle nostre priorità, credo che ci
sia speranza. Ma il cambiamento non arriverà da solo; richiederà impegno,
dialogo e una nuova visione condivisa.
Intervistatore: Grazie per la sua preziosa
riflessione, Dott. Bruno.
Dott.
Antonio Bruno: Grazie a
voi.
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