Intervista al Dott. Antonio Bruno: La mente umana, la cultura e il multiverso cognitivo
Intervista al Dott. Antonio Bruno: La mente umana, la cultura e il multiverso cognitivo
Intervistatore : Buongiorno, Dott. Antonio Bruno, e grazie per aver
accettato di rispondere a qualche domanda sui temi affascinanti di cui ci
occupiamo oggi. Vorrei iniziare parlando del concetto di "comunità
cognitiva". Nel testo citato si afferma che "Gli esseri umani vivono
in comunità cognitive con domini cognitivi particolari, domini cognitivi di
pochi o molti organismi umani che sono condivisi, ed è proprio questo che
chiamiamo cultura". Potresti spiegare meglio questo concetto e come si
relaziona alla nostra esperienza quotidiana?
Dott. Bruno : Buongiorno a lei, è un piacere
essere qui. L'idea di comunità cognitiva suggerisce che gli esseri umani non
vivono isolati dal punto di vista mentale, ma piuttosto all'interno di una rete
di interazioni con altre menti. Ogni individuo possiede un proprio dominio
cognitivo, ossia un insieme di esperienze, conoscenze e percezioni del mondo
che è unico, ma allo stesso tempo condividiamo queste percezioni con altri
individui attraverso il linguaggio, la cultura e il vivere comune. Questo è ciò
che crea la cultura: un intreccio di domini cognitivi che si sovrappongono, si
intersecano e si arricchiscono a vicenda. È come una danza tra ciò che è
personale e ciò che è collettivo.
Intervistatore : Interessante! Nel testo si parla
anche di "un multiverso in cui non esiste la oggettività universale".
Cosa significa questo in termini filosofici e in che modo si contrappone alla
concezione tradizionale di realtà oggettiva?
Dott. Bruno : Qui entriamo in una domanda molto
profonda. Secondo questa visione, non esiste una realtà unica e oggettiva che
sia valida per tutti, come spesso si crede nella scienza tradizionale. Invece,
viviamo in una pluralità di realtà, ognuna delle quali è costruita e vissuta
individualmente, ma sempre in relazione agli altri. Ogni essere umano è, per
così dire, un mondo a sé, ma connesso agli altri attraverso il linguaggio e la
cultura. Questa idea si oppone alla concezione cartesiana o positivista, che
suppone che esista una verità unica e oggettiva che può essere scoperta e
verificata da chiunque. In un "multiverso cognitivo", ognuno vive in
un proprio dominio di realtà, e queste realtà si co-creano nel dialogo con gli
altri.
Intervistatore : Questo ci porta al tema del
linguaggio. Lei suggerisce che "la coscienza è un sistema di relazioni che
si sperimenta nel conversare". Potrebbe espandere questo concetto e dirci
di più sul ruolo del linguaggio nella formazione del "sé"?
Dott. Bruno : Il linguaggio ha un ruolo
fondamentale nella formazione del "sé". Secondo questa visione, il
"sé" non è qualcosa di interno o preesistente all'individuo, ma è
piuttosto il risultato di un continuo processo di interazione con gli altri e
con il mondo attraverso il linguaggio. Non c'è una separazione netta tra un
"interno" e un "esterno"; esiste solo il processo di
conversare, di creare significato insieme agli altri. È in questo continuo
scambio linguistico che emerge ciò che chiamiamo "Io". In altre
parole, l'identità è il risultato di un "linguaggiare", di una
partecipazione alla rete di relazioni che costruiamo nel mondo condiviso.
Intervistatore : Lei parla di Antonio Bruno come
un "organismo che transita, conversa con altri e con sé stesso".
Potremmo dire che questa idea è legata al concetto di "deriva"? Cosa
significa questa "deriva" per un essere umano?
Dott. Bruno : Esattamente. Quando si parla di
"deriva", ci si riferisce al fatto che, in quanto esseri umani, siamo
costantemente in movimento, sia fisico che cognitivo. Non c'è una direzione
prefissata o una meta definitiva: la vita è una continua esplorazione di
possibilità. La "deriva" non è altro che il modo naturale di essere
degli organismi, che si adattano e si trasformano in risposta alle loro
interazioni con l'ambiente e con gli altri. Per Maturanae per la biologia
culturale di cui sono cultore, non c'è differenza tra l'organismo e la sua
deriva: essi sono la stessa cosa. Il nostro modo di esistere è proprio quello
di essere in relazione, in evoluzione, senza un fine prestabilito.
Intervistatore : Quindi, possiamo dire che la
cultura e la biologia sono intrecciate in questo processo?
Dott. Bruno : Assolutamente. Maturana ci invita
a pensare alla biologia e alla cultura non come due entità separate, ma come
aspetti che si influenzano reciprocamente. Il nostro essere biologico è sempre
immerso in un contesto culturale, e la cultura, a sua volta, è plasmata dai
nostri vincoli biologici. Lui parla di una "biologia culturizzata" e
di una "cultura biologizzata", a sottolineare che non possiamo
separare queste due dimensioni. In pratica, il nostro modo di vivere la vita,
di pensare, di relazionarci con gli altri è un risultato dell'interazione
continua tra il nostro corpo e il contesto sociale in cui siamo immersi.
Intervistatore : Dott. Bruno, le sue parole aprono
nuove prospettive per comprendere il nostro essere nel mondo. La ringrazio per
questa interessante conversazione.
Dott. Bruno : Grazie a lei per le domande
stimolanti. È sempre un piacere discutere di questi temi che ci aiutano a
riflettere su chi siamo e come ci muoviamo nel mondo.
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