I Sarti di San Cesario nella memoria di mia suocera Angelica Cantarini
Sartoria Gino Rollo in Piazza Garibaldi |
Nel tempo della mia infanzia la mamma mi portava dal sarto,
con la stoffa per ordinare un cappottino. Negli anni Sessanta non esistevano
ancora i negozi di solo abbigliamento ma proliferavano le botteghe di tessuti
in pezze dove timidamente iniziavano a comparire le prime confezioni. I tessuti
venivano acquistati per lo più dalle mamme che tagliavano e cucivano in casa
capi semplici ed economici, mentre per i capi più importanti, come il mio
cappottino, si andava dal sarto e per le mie sorelle dalla sarta.
Ricordo che dovevamo tornare dal sarto, che nel mio caso ero
lo zio Carmelo Rollo per le prove, che per me rappresentavano una noia tremenda
e mi sembravano interminabili.
Sartoria Carmelo Rollo in Via Cepolla nella foto Carmelo Rollo e i suoi aiutanti nell'ordine partendo da sinistra: Luciano Faggiano, Tonino Zuccaro, Gianfranco Madaro e Franco Faggiano |
Comunque oltre alla scelta della stoffa, bisognava scegliere
i bottoni, la misura e la forma delle tasche, il tipo di asole e il colore
della fodera.
Ho poi parlato con mia suocera che mi ha fatto riflettere sulla
vita delle donne degli anni '50 e '60, che non lavoravano, facevano le casalinghe,
ma quando si sposavano, portavano in dote la macchina da cucire, per sostenere l'economia
familiare.
Nella famiglia di mia suocera c’erano 4 femmine e 2 maschi,
mia suocera venne destinata alla sartoria per provvedere all’abbisogna della
famiglia. Lei da bambina cominciò a frequentare come “tescipula”, ovvero apprendista
sarta, la Maestra Clarice Valletta in Cleopazzo che aveva la sua sartoria in
Via Vittorio Emanuele III (allora Via Lecce) e.
Lei ricorda che oltre a questa sartoria a San Cesario
spiccava per importanza l’atelier di Luigi (detto Gino) Rollo zio di mio suocero Vittorio Catanzaro, che confezionava abiti per uomo e per donna. Mia suocera in questa sartoria ha confezionato sino alla data del suo matrimonio abiti e per donna per l’Arte Fiorentina negozio ormai
scomparso di Lecce che aveva la sua esposizione in Viale Lo Re affianco al
Cinema Massimo.
Ma vediamo le sartorie che si ricorda mia suocera.
C’erano le sorelle Jole e Anna Monaco e le sorelle Stellina
e Donata Casilli.
Poi c’era la sartoria Rizzo di Via Mazzini, Olindo
Patarnello, Antonio Masella, Giovanni Montinari, Carmelo Rollo, Antonio
Tarantino e Carmelo (Maestro Uccio) Vergallo, Cesare De Pascali (ricordato da Maria Anna Taurino).
Quanta sapienza nelle mani di queste persone, quanta
creatività in quei laboratori artigianali.
San Cesario di Lecce che si divideva i compiti e che tra
questi prevedeva il sarto o la sarta a cui tutti si rivolgevano per i vestiti
più difficili da cucire. Una Comunità è anche questo, servirsi, uno con l’altro,
con produzioni che hanno una faccia, un nome, un indirizzo che sono le persone
che puoi andare a cercare per chiedere una modifica, oppure solo un
chiarimento.
Basterebbe decidere di acquistare da artigiani per cambiare
tutto. L’acquisto è un atto potente e come ha decretato la fine delle botteghe
artigiane, allo stesso identico modo, potrebbe deciderne la risurrezione.
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