Una passeggiata infinita


Mi piace il mio paesello, adoro questo suo sonnecchiare da secoli come se nulla fosse, immobile, tanto da sembrare eterno.
Mi piacciono quest'anno le rondini che sono tornate a restare qui numerose, riempiendo vie e piazze dei loro stridii.
Mi incuriosiscono i giovani che continuano a gustare il gelato più buono che c’è, nel bar più, che più non si può.
E rimango incantato a osservare le ragazze che si ostinano a passeggiare nella piazza “non piazzata” chiamata “Bologna” in un sud che nulla ha a che fare con quella città a me nota solo per essere un importante nodo stradale e ferroviario.
E’ il mio paese, il più bello del Mondo, che continua a parlarmi di me, di questo cercare che ogni attimo provoca lo stupore, che sparge domande e che aspetta risposte che già conosce.
Ieri sono andato in un Bar ed entrando ho visto le bomboniere per le prima Comunione e per le Cresime, i gelati, e quel bancone alto alto da cui spuntava un uomo buono.
L’ho visto quel bar così come lo ricordavo e ho detto ciò che ho visto a chi, distrattamente, mi ascoltava mentre sembrava in tutt’altre faccende affaccendato.
Gli ho regalato un immagine che non ha visto, che ho fatto balenare in un attimo, in quella serata di ieri che era calda e che imponeva il sollievo del gelato. Quell'immagine è rimasta sospesa nell’aria di quegli ambienti, cercando, anzi implorando  degli occhi che la guardassero di nuovo, in maniera tale da consentirgli di rivivere pulsante, adesso.
Poi ho visto quel luogo dove andavamo a giocare e gli ho detto, non al luogo ma a quello che oggi lo occupa, di “quella volta li” che mi insegnò la vocale U.
"Guarda che era tua nonna e non la tua mamma!" Lui cercando una giustificazione mi dice di una antica saggezza popolare e io invece gli stavo facendo vedere un insegnante senza diploma che m’insegnò la U di uva.
Il grappolo d’uva viola disegnato sul quaderno. L’ha visto? E’ li, sospeso in quel luogo che cerca, che implora, occhi che lo facciano materializzare di nuovo, adesso.
Il mio paese, fatto di tante persone una diversa dall’altra; vite che si intrecciano e che rivivono quando le racconto a patto che qualcuno le osservi, di nuovo, adesso.
Il mio paese, il più bello del Mondo con le vite piene di fatti, di sorrisi, di voci, di suoni, di grida e di misteri. Le vite della gente che incontro in questa passeggiata che non finisce mai.

Antonio Bruno

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