L’amore ai tempi dell’Azione Cattolica


L’amore ai tempi dell’Azione Cattolica era fatto di sguardi, di discorsi densi di speranze e di gite quando arrivava primavera. 
L’amore era come una gioia vera, fatta di tante passeggiate verso casa, accompagnando lei alla stazione, o sotto casa davanti ad un portone.
Un cerchio che si chiude fatto di veglioni a Carnevale e recite a Natale. 
Il prete in prima fila e la comare, che scruta ogni riflesso, che dal viso va, prima di un gesto, sino all’amata in cerca dell’amplesso.

L’amore ai tempi dell’azione cattolica erano i pensieri prima di dormire, leggendo i fumetti per la quinta volta, ascoltando una macchina passare da sotto casa e immaginando il suo viso che s’appresta a chiudere gli occhi, immaginando te che mentre che la tocchi, è la prima volta.
L’amore fatto di sorprese, “l’ho vista arrivare!”, l’amore che obbliga alle chiese, Messe intorno all’altare. Il banco grondante di canti e liturgie e il viso dell’amata incorniciato nel velo bianco delle ave Marie.
L’amore ai tempi dell’azione cattolica era l’unico possibile, che le ragazze le vedevi solo la, che anche se eri comunista per fidanzarti rinnegavi la tua età e ti fingevi pio, uomo probo ed onesto che tanto dopo che l’amata avesse fatto un gesto, non ci saresti più passato e il prete t’avrebbe dichiarato per sempre un gran dannato.
L’amore si sviluppava di notte, le visite ai sepolcri, c’erano tutte le ragazze che ti volti, fino a restare la, appeso a un cuscino di germogli verdi, privato dei proverbi, che ti avrebbero fatto solo carità, prima di andare a casa.
Non c’è distanza da qui a quei tempi. 
C’è solo la speranza che tanti sospiri, tante passioni, tante innocenti effusioni, siano anelito di oggi, di questo tempo fatto di telefoni e ricordi, di questo tempo nuovo che comunque amore cerca, solo.
Antonio Bruno




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