Io allo studio preferivo la compagnia di Sandro.




Conservare la collaborazione, ha fatto riemergere piccole perle nascoste, in fondo a non so quale cassetto della memoria. Da sempre ho desiderato la collaborazione, anche alle elementari c’erano dei bambini che creavano gruppi chiusi, mettendo confini fatti di mancanza di ascolto e conversazioni.
Sempre ho cercato il dialogo e mai ho reagito quando mi è stato negato in maniera esplicita: “Non voglio parlare con te”; o implicita: sfuggendo la mia presenza.
Questo sono io grazie a te, alla tua accettazione e rispetto dell’altro, senza confonderti mai con lei o lui e mantenendo intatta la tua freschezza di donna che vive in quel Mondo sincero, pulito, onesto e leale.
Nel cammino di questi anni ho attraversato foreste di incomprensioni, deserti di incertezze e scavalcato muri di ipocrisie e violenza, ma sempre ho mantenuto in cuor mio quella tua storia che mi voleva come un vascello che nella tempesta punta dritto verso la meta e, senza mai avere dubbi, arrivare al porto sicuro dove tu mi accoglievi a braccia aperte.
In questo tempo, tutto diventa chiaro alla luce di ciò che ho deciso di tenermi stretto al cuore, al calduccio delle tue parole e di quella stufa che ci raccoglieva nel corridoio nei giorni freddi dell’inverno; intorno alla tua tv del Dottor Manson de “La cittadella” e di quel David Copperfield che tanto ti faceva fremere ad ogni sua deriva.
E poi i tanti film in bianco e nero che ci tenevano compagnia dopo cena, il varietà del sabato e tutta la serie di racconti e narrazioni che ci fecero figli di tante televisioni.
E mai mi distogliesti dalla strada, da quel andare verso gli altri, tutti quei bambini che affollavano di giochi il quartiere popolare. Mi dicevi solo che l’altro bambino, quello che non voleva mai collaborare, invece di stare in strada, preferiva studiare, mai però mi costringesti a farlo, ed io allo studio preferivo la compagnia di Sandro.

Antonio Bruno Ferro


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