La cognizione: frutto del nostro cervello, o c’è dell’altro?!

La cognizione: frutto del nostro cervello, o c’è dell’altro?!

Cos’è la cognizione? Questa è una domanda centrale per chi vuole capire la logica del vivente, e quindi anche del nostro organismo.


La grande domanda è: la cognizione è un fenomeno umano, cerebrale, meglio ancora corticale, oppure è un fenomeno sistemico, che coinvolge tutto il vivente? Scopriamo il grande e illuminante pensiero di Maturana e Varela. A proposito: vi consiglio il libro “Autopoiesi e Cognizione“. Uno dei più belli che ho mai letto! Qui volendo potrete approfondire questi ragionamenti e argomentazioni, che sono veramente illuminanti.
Rompiamo subito gli indugi!
Maturana e Varela dichiarano che:
I sistemi viventi sono sistemi cognitivi, e il vivere in quanto processo è un processo di cognizione.
Questa dichiarazione è valida per tutti gli organismi, anche quelli non dotati di sistema nervoso. Questo è il primo colpo di scena! Com’è possibile cognizione senza sistema nervoso? Proseguiamo con la loro argomentazione.

Secondo Maturana e Varela infatti, il vivente è in continua interazione cognitiva (potremmo dire conoscitiva).


Le interazioni/relazioni continue lo modificano nella sua interezza, ma senza alterarne l’identità. In un organismo senza sistema nervoso le interazioni conoscitive e reattive sono di tipo chimico o fisico. Ad esempio possono avvenire attraverso la cattura di un fotone che dà luogo alla fotosintesi o all’assorbimento di una molecola che porta all’inizio di un processo enzimatico.
Quindi il sistema complesso ha queste proprietà, che lo coinvolgono indipendentemente dal fatto che abbia un sistema nervoso:
  • la capacità di conoscenza, di apprendimento;
  • la possibilità di modificarsi continuamente in risposta all’ambiente e ai feedback che auto-genera.
Ad esempio, per quanto riguarda il nostro organismo, c’è il sistema immunitario deputato alla conoscenza, al riconoscimento e alla reazione ai patogeni, in un meccanismo in cui si interlacciano immunità innata (la più primitiva) e quella acquisita (la più “moderna” dal punto di vista evolutivo e più specifica). Possiamo dire che ogni circuito di feedback ormonale, immunitario e di ogni altro tipo è un meccanismo cognitivo.

Allora, qual è la funzione del sistema nervoso, e del cervello?


La funzione del sistema nervoso è quella di allargare il dominio delle interazioni. Estende cioè il tipo di relazioni possibili con l’ambiente interno ed esterno. Aumentano di conseguenza anche le combinazioni di possibili risposte organiche. In particolare, il sistema nervoso, in particolare quello centrale, rende gli stati interni modificabili anche da relazioni pure, come può essere la visione di un canarino o di qualsiasi entità visibile. In pratica, grazie al sistema nervoso centrale, il vivente non viene modificato solo da entità fisiche o materiche.
Quindi l’affermazione rivoluzionaria di Maturana e Varela è che il sistema nervoso espande il dominio cognitivo di sistema, rendendo possibili interazioni basate sullo scambio di informazioni pure. In pratica la cognizione non è solo un fenomeno cerebrale, ma è innanzitutto propria di tutto il sistema. Viene amplificata ed espansa a livello cerebrale.
Maturana e Varela aggiungono che, anche se il sistema nervoso espande il dominio di linguaggio, lavora in modo subordinato all’organizzazione del vivente. L’auto-organizzazione, la dinamica, le leggi che fondano l’organismo regolano anche le funzioni cerebrali, e coordinano il tutto.

Questa cognizione è quindi diversa da quella che normalmente definiamo “coscienza”?


Sulla coscienza andrebbe scritto almeno un libro intero, ma possiamo dire in quest’occasione che una parte della “classica” coscienza è l’auto-coscienza, cioè la consapevolezza di avere un “io”, di essere un individuo. Deriva dalla possibilità di auto-osservarci. Quando diventiamo osservatori?
Noi diventiamo osservatori quando generiamo in modo ricorsivo la rappresentazione delle nostre interazioni (e possiamo anche interagire ricorsivamente con questa rappresentazione, aumentando sempre di più il nostro dominio delle interazioni, che sarà sempre più ampio rispetto a quello delle rappresentazioni stesse). Diventiamo auto-coscienti mediante l’auto-osservazione, che è l’attuazione di descrizioni di noi stessi.Interagendo con le nostre descrizioni possiamo di nuovo descrivere noi stessi che descriviamo noi stessi, ovvero attuiamo un processo ricorsivo continuo.

Perché sono importanti questi concetti? Per due motivi: uno è considerare l’intelligenza del vivente e dell’essere umano. Quest’approccio filosofico, insieme a quello dei sistemi complessi, potrebbe cambiare il nostro approccio alle malattie, e di conseguenza al loro trattamento. Il secondo motivo, è che nei modelli descrittivi che attuiamo, dobbiamo sempre tener conto della ricorsività, della capacità del sistema di auto-regolarsi e di modificarsi continuamente in rapporto all’ambiente interno ed esterno. Questo naturalmente complica molto le cose. Ma a noi piace così! 😉
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