Puoi vedere solo se per te ha un senso




L’uomo può conoscere solo ciò che per lui ha un senso, pertanto la conoscenza diventa una pratica autopoietica (*), e si traduce al contempo in una proiezione etica, poiché gli stessi eventi che il pensiero afferra per integrarli nel proprio orizzonte significante non hanno consistenza reale al di fuori del mondo abitato dall’uomo. La vita dell’uomo si rivela, allora, un’esperienza complessa emergente esclusivamente dall’interazione circolare e dialettica dell’insieme delle istanze umane, etiche e teoretiche insieme (**).

Maria Laura Giacobello, La “storia” di Hannah Arendt. Comprensione e giudizio - HUMANITIES – Anno III, Numero 6, Giugno 2014


(*)A tal proposito, si fa naturalmente riferimento al pensiero di Maturan e Varela. Si veda ad esempio H. Maturana – F. Varela, L’albero della conoscenza [1984], presentazione di M. Ceruti, trad. di G. Melone, Garzanti, Milano 1999 e H. Maturana, Autocoscienza e realtà [1990], trad. di L. Formenti, Raffaello Cortina, Milano 1993, dove si sostiene che ogni sforzo cognitivo si configura come un atto di auto-formazione e contemporaneamente di ristrutturazione del mondo circostante.
I neurofisiologi cileni Maturana e Varela comprendono infatti che niente esiste indipendentemente dal processo della cognizione, in quanto le interazioni di ogni sistema vivente con il suo ambiente sono interazioni cognitive – tanto che vivere equivale a conoscere –, pertanto l’uomo non può che sentirsi sollecitato ad assumersi le sue responsabilità: per loro «ogni atto umano ha senso etico» (H. Maturana – F. Varela, L’albero della conoscenza, cit., p. 204. Si vedano anche le pp. 45 e 154).
(**) Ancora Maturana e Varela, a tal proposito, hanno teorizzato l’inestricabile connessione fra conoscenza e azione sulla base dell’idea che la conoscenza è un fenomeno biologico radicato nell’essere vivente preso nella sua totalità, per cui vivere è agire efficacemente nel proprio dominio di esistenza, che è quello offerto alla propria esperienza gnoseologica e da essa stessa proiettato, e il processo cognitivo è connesso con la struttura di colui che conosce, in un rapporto di circolarità inestricabile tra conoscere e fare. Cfr. H. Maturana – F. Varela, L’albero della conoscenza, cit., in particolare p. 45, p. 154, p. 204. Cfr. anche G. Giordano, Humberto Maturana: biologia, linguaggio, etica, in G. Gembillo – L. Nucara (a cura di), Conoscere è fare, Armando Siciliano, Messina 2009.

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