Come si viveva a San Cesario di Lecce senza l’acqua del rubinetto?


Adesso è facile, si gira un rubinetto ed ecco che arriva l’acqua. Ma quando ero piccolo io l’acqua corrente non c’era a casa mia in Via Martini prima e in Via Unità d’Italia poi sino all’estate del 1963.
Questo accadeva anche se il 24 aprile 1915 l’acqua zampillò a Bari in Piazza Umberto; a Brindisi arrivò nel 1918 e solo nel 1927 raggiunse il Salento.

Ma come si poteva vivere a San Cesario di Lecce senza l’acqua?
L’acqua arrivava però alle fontane pubbliche oppure era disponibile nei pozzi e al grido “te li puzzari te san cisariu “l’acqua, l’acqua, si aveva la possibilità di avere un pozzo nel giardino di casa.
Come sappiamo a San Cesario di Lecce non ci sono corsi d’acqua in superficie, fiumi, torrenti o ruscelli. Per la verità ve ne sono pochissimi nel Salento ricordo a tutti il più importante che è sicuramente l’Idro, a cui si deve lo stesso nome di Otranto, il fiume Idume, che sfocia nei pressi di Torre Chianca e Torre Rinalda, nell’alto adriatico leccese e l’altro fiume “leccese” è il Gianmatteo: conta due ramificazioni, una che va verso il mare, l’altra che si dirige verso il lago Acquatina, nell’agro di Frigole.
Ma a San Cesario di fiumi o ruscelli nemmeno l’ombra.
Nonostante tutto, non si parla di Salento sitibondo. Nella provincia di Lecce, l’acqua c’è, anche abbondante.
Ne sono testimonianza i numerosi insediamenti nella storia; dai messapi ai bizantini, dai greci ai romani. Solo che si trova nel sottosuolo, dove si accumulano le acque piovane.
Nel passato ogni famiglia di San Cesario di Lecce aveva 12 – 13 figli, c’era perciò la necessità di avere l’acqua e soprattutto non si doveva sprecare l’acqua. Ricordo mia nonna che con l’acqua da buttare, dopo essersi lavati, innaffiava le pianta ornamentali “te la prima curte a sinistra dopu la farmacia te don Gennaru Pasca”. I sancesariani per questo motivo avevano un culto particolare per l’acqua.

Quindi In mancanza di corsi d’acqua superficiali, la gente di San Cesario di Lecce utilizzava le acque piovane L’intera area in cui c’è l’acqua superficiale si chiama Valle della Cupa e comprende San Cesario, Lequile, San Pietro in Lama, Monteroni, Arnesano, si chiama così perché c’è è una grande depressione. Arnesano è a 18 metri sul livello del mare e l’acqua si può attingere a 10 - 12 metri; a Lequile 8 metri. Quando piove i pozzi si riempiono. A San Cesario, in località “lu puzzieddhru” l’acqua è a 5-6 metri e gli agricoltori hanno coltivato per decenni le varietà di verdura che hanno venduto sui banchi della“chiazza cuperta”a Lecce.
Una volta la realizzazione di un pozzo veniva eseguita con metodi artigianali e, seppure faticosamente, con questa tecnica era possibile raggiungere profondità di decine di metri. Questo modo di procedere però, implica la presenza di un operatore sul fondo dello scavo. L'operatore, con il piccone o con un analogo strumento, asporta il materiale che viene portato poi in superficie con secchi e carrucole e, a mano a mano che procede, mette in opera il rivestimento.

Lavorando in queste condizioni l'operatore si trova però esposto a gravi rischi infatti:


  • i secchi di materiale estratto possono accidentalmente staccarsi o parte del materiale contenuto nei secchi può rovesciarsi durante la risalita cadendo sull'operatore che si trova sul fondo dello scavo; nel corso dello scavo le pareti del pozzo possono franare sotterrando l'operatore.
  • Il franamento di un fronte di scavo può avvenire anche senza preavviso e con una velocità tale da non permettere l'evacuazione.

I “puzzari” scavavano piano piano con i picconi e tiravano su con i verricelli. Hanno lavorato fino agli anni ‘50 e ’60. Costruivano i pozzi e scendevano anche per pulirli. Ramaglie, residui, cianfrusaglie, carogne di animali. In tutte le masserie, dove ci sono pozzi a cielo aperto, si vedono ancorale tacche vicin oai muri, per scendere e per arrampicarsi. Ma quest’acqua si beveva con tranquillità? “Non c’erano alternative non c’era l’acqua minerale. C’erano ovviamente anche problemi sul piano sanitario, ma non c’era l’inquinamento di oggi. Nei giardini delle case a corte c’era la fossa del letame dietro le case e la cisterna davanti. Ma nessuno si poneva questi problemi. D’altronde, anche le cose che si mangiavano erano concimate con il letame delle stalle degli animali.

Fonte:
Cesare Mazzotta, Le profonde vie dell’acqua - Il Tacco d’Italia – Agosto 2008
G. Bernagozzi, Schede di idrogeologia - Realizzazione di un pozzo

Anselmo Caputo, I FIUMI DEL SALENTO Idrografia superficiale del Salento: i fiumi tra piene e straripamenti

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