Le cure te la Mmaculata se si ansiosa e te batte lu core
La Giulia "te le chiai" personaggio di Lecce |
La nonna Memmi mi raccontava che la oramai famosa guaritrice
della San Cesario di Lecce del secolo scorso era consultata da persone ansiose,
preoccupate, spaventate. Tutto questo succedeva quelle volte che le persone si
sentivano coinvolte per questioni di soldi, di salute, di lavoro, di famiglia
oppure semplicemente d’amore.
Mia nonna mi diceva che le persone si rivolgevano alla
Mmaculata perché il cuore batteva forte, per il respiro superficiale e veloce, o
perché non si riusciva nella concentrazione in quanto la mente vaga. Le persone
andavano dalla guaritrice perché volevano silassarsi e non ci riuscivano.
Queste sensazioni di ansia e stress la Mmaculata li
affrontava grazie ad alcuni rimedi.
“se marituta stae
nervosu tanni na cosa te mangiare, nna cioccolatina, tre nuci.”
Avrei scoperto poi che questo consiglio deriva dal fatto che
le persone divengono più ansiose e irritabili quando sono affamate. In questi
casi un attacco di ansia potrebbe semplicemente significare che livello di
zucchero nel sangue è in calo.
Ma la tecnica davvero sorprendente che da risultati eccezionali è quella che segue, fatelo e vedrete gli effetti sorprendentemente calmanti!
Se stae ansiosu fiuta
o se stai ansiosa tie caccia l’aria cu lla ucca e poi piala te lu nasu cunta 1 (unu), 2 (doi), 3 (ttrete),
e 4 (quattru). Trattieni l’aria intra e cunta intra te tie 1 (unu), 2 (doi), 3 (ttrete), 4 (quattru), 5
(cinque), 6 (sei) e 7 (sette). Poi fanne essire l’aria a picca a picca te la
ucca e cunta intra te tie 1 (unu), 2 (doi), 3 (ttrete), 4 (quattru), 5
(cinque), 6 (sei), 7 (sette) e 8 (uettu). Fallu matina, menzatia e sira.
Nella foto la Giulia
Nel centro storico di Lecce, se tendi l’orecchio e chiudi gli occhi, puoi sentire ancora il tintinnio delle chiavi de “la Giulia”. Una vecchia dall’aspetto trasandato che si sentiva “principessa”. Si aggirava spesso tra i vicoli di Porta Rudiae e l’anfiteatro romano con un mazzo di chiavi appese al collo, a suo dire i sigilli d’accesso alla città di Lecce e un fiore in mano a mo’ di scettro.
A chi la incontrava, confidava di averle ricevute in dono dal Principe Umberto di Savoia a cui era promessa come sposa. Convita di avere con lui appuntamenti segreti durati tutta la vita, raccontava di ricevere le sue visite, di notte, quando andava a trovarla in quel sud dimenticato, travestito da contadino per non farsi riconoscere. Da quell’amore vissuto di nascosto erano nati tre figli, Gabriella Titti, Maria Pia e Vittorio Emanuele. Ed era così che lei chiamava tutti i bambini che le si avvicinavano per strada, incuriositi.
Si dice anche che sotto la veste a fiori lunga sino alle caviglie, non indossasse le mutande. Così quello sguardo “nobile” su quel volto segnato dalle rughe, all’occorrenza diventava improvvisamente “irriverente” e quando qualche ragazzino provava a deriderla, lei rispondeva sollevandosi la gonna e mostrando senza pudore le sue grazie.
Qualcuno l’ha incontrata spesso nei pressi del mercato, vicino alle Poste Centrali, lì dove raccoglieva da terra i moduli bianchi dei conti correnti che esibiva ai passanti come se fossero titoli di stato o certificati di chissà quale eredità ricevuti da casa Savoia.
Alcuni dicono che fosse di nobili origini, altri che aveva soltanto lavorato come serva per conto di alcune famiglie illustri. Si mormorava anche che la sua pazzia era dovuta ad una causa legale, poi persa. Quando scomparve davvero, improvvisamente tutti sentirono la mancanza della "Giulia te le chiai", l'antica custode delle chiavi di Lecce.
Nel centro storico di Lecce, se tendi l’orecchio e chiudi gli occhi, puoi sentire ancora il tintinnio delle chiavi de “la Giulia”. Una vecchia dall’aspetto trasandato che si sentiva “principessa”. Si aggirava spesso tra i vicoli di Porta Rudiae e l’anfiteatro romano con un mazzo di chiavi appese al collo, a suo dire i sigilli d’accesso alla città di Lecce e un fiore in mano a mo’ di scettro.
A chi la incontrava, confidava di averle ricevute in dono dal Principe Umberto di Savoia a cui era promessa come sposa. Convita di avere con lui appuntamenti segreti durati tutta la vita, raccontava di ricevere le sue visite, di notte, quando andava a trovarla in quel sud dimenticato, travestito da contadino per non farsi riconoscere. Da quell’amore vissuto di nascosto erano nati tre figli, Gabriella Titti, Maria Pia e Vittorio Emanuele. Ed era così che lei chiamava tutti i bambini che le si avvicinavano per strada, incuriositi.
Si dice anche che sotto la veste a fiori lunga sino alle caviglie, non indossasse le mutande. Così quello sguardo “nobile” su quel volto segnato dalle rughe, all’occorrenza diventava improvvisamente “irriverente” e quando qualche ragazzino provava a deriderla, lei rispondeva sollevandosi la gonna e mostrando senza pudore le sue grazie.
Qualcuno l’ha incontrata spesso nei pressi del mercato, vicino alle Poste Centrali, lì dove raccoglieva da terra i moduli bianchi dei conti correnti che esibiva ai passanti come se fossero titoli di stato o certificati di chissà quale eredità ricevuti da casa Savoia.
Alcuni dicono che fosse di nobili origini, altri che aveva soltanto lavorato come serva per conto di alcune famiglie illustri. Si mormorava anche che la sua pazzia era dovuta ad una causa legale, poi persa. Quando scomparve davvero, improvvisamente tutti sentirono la mancanza della "Giulia te le chiai", l'antica custode delle chiavi di Lecce.
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