(seconda parte) Di come fu che i Duchi Guarini di San Cesario di Lecce persero il Palazzo


E Cesaria anche lei guardava Giovambattista e pensava:
 “questo giovin signore è davvero elegante e mi sembra anche gentile. Mi piace molto...”
Cesaria lo aveva notato e lo guardava. In verità lo guarderebbe per ore intere: le piace osservarlo, osservare i suoi gesti, le sue espressioni, le particolarità del suo volto, i suoi occhi.
Cesaria dopo quell'incontro si rende conto che in tutto quello che fa, trova qualcosa che appartiene solo a quel giovin signore e che lei riconoscerebbe tra mille gesti, in qualsiasi momento.
Continua a passare sempre dal giardino del Palazzo e si accorge che Giovambattista la guarda e lei a sua volta lo guarda e la magia che si crea quando lo guarda, quella che le fa rallentare il passo o che la fa incantare, facendo in modo che il tempo passi senza ostacoli, è interrotta solo da quelle domande che le sorgono spontaneamente nella testa.
Sono domande legate proprio a quello che vede. Osserva il suo volto triste quando è accovacciato sotto l’albero di fico e si chiede: perché è triste? È un piccolo particolare che sfugge a chiunque, ma non a lei. Quando passa dal palazzo lo vede alcune volte circondato da persone. Lei si chiede: Sono amici? Veri amici? Queste domande forse non se le porrebbe nessuno, ma a lei non sfuggono nemmeno queste.
Poi altre domande la ossessionano perché vorrebbe sapere da dove viene e quando è nato? Più osserva lui e il mondo, più è convinta che lui non sia come tutti gli altri, che lui sia diverso, che in lui ci sia qualcosa di diverso, che forse gli altri non vedono, ma lei … lei…. si, lo vede… eccome.!
Cesaria vede tutto perché quando osserva Giambattista cerca di entrare nella sua testa e nel suo cuore. Ed è proprio li, in quei momenti, che riesce a vedere ciò che gli altri non vedono: una sorta di sensibilità o fragilità più grande di quello che sembra e che prova a essere colmata in qualche modo.
Lei lo osserva; ed è proprio quando i loro sguardi si incrociano che le emozioni si accumulano e si amplificano, ed è in quel momento che lei si rende conto che quel non so che di speciale, quella fragilità, non è svanita. Lei lo ha capito, ma forse è Giambattista che ancora non ha compreso l’importanza di questa fragilità e che ancora non si è accorto di lei, l’unica persona che ancora riesce a riconoscerlo dietro tutte quelle dissimulazioni e che continua ad apprezzarlo.
Tutte le grandi passioni sono passioni infelici. Solo l'ostacolo fa inalberar l'onda.
Quello che sentiva Cesaria, era una passione?

 (continua)

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