A San Cesario di Lecce c’erano le putee te mieru
Parlavamo ieri sera con
Franco e Giuseppe della putea te mieru che c’era in Via Vittorio
Emanuele II, dopo il negozio di Franco Panzera e poi di quella di Piazza XX settembre
sotto l’orologio, di quella di Via Cepolla e di quella di Via Dante. Le ultime
che ci sono venute in mente sono quelle di Via Sardegna e di Via Verdi.
Fuori c’era la scritta “Vino” che evidentemente si vendeva in quei luoghi, insieme a alcune pietanze che servivano da base per esaltare poi il vino
utilizzato per innaffiarle.
Mio nonno Petruzzu frequentava questi luoghi scomparsi.
Insieme alle putee te mieru sembrano scomparse anche le carte napoletane che
mio nonno e i suoi amici utilizzavano per giocare a tressette, scopa, briscola.
Chi perdeva “ne lu spennia” a chi vinceva ovvero pagava il vino accompagnato
dall’uovo sodo oppure dai pezzetti di cavallo al sugo o dal famoso tarallo o
meglio ancora da “li gnemmarieddri”, ovvero gli involtini “cu la zippa” di
interiora di agnello che poi venivano arrostiti.
Io ricordo che insieme a Roberto Lettere e Sandro De Simone
andammo alla "putea" di Via Sardegna. Chiedevamo i pezzetti di cavallo al sugo e
ricordo nitidamente che Roberto li chiedeva con molto sugo, si raccomandava con
la signora che ci serviva, che poi era la mamma di un nostro compagno di
scuola, che il sugo fosse abbondante. In quel sugo intingeva il pane che così
diveniva gustosissimo.
Nelle “putee te mieru” si giocava a “Patrunu”. C’era “lu
Patrunu”, “lu sutta” e, alcune volte, la “fimmena prena”. Si tratta di un rito
che comporta l’offerta del vino ai presenti lasciando però qualcuno “all’urmu”
che significa senza dargli da bere.
Per chi non ricordasse il gioco può leggere le regole qui: https://it.wikipedia.org/wiki/Patruni_e_sutta
A San Cesario di Lecce c’erano le putee te mieru

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