La facciata del Palazzo Ducale di San Cesario di Lecce




La facciata è tutta in pietra leccese a filari di blocchi squadrati e levigati di altezza costante (un palmo), che come una scala metrica sui generis, permette di « misurare » altimetricamente l'edificio. I detti blocchi sono messi in opera a « faccia vista », senza intonaco esterno, come tutte le facciate in pietra leccese, e si possono quindi agevolmente contare, pazienza e vista buona permettendo.
La facciata, lunga trentasei metri, ha le classiche proporzioni di due in orizzontale per uno in verticale. Si compone essenzialmente di due ali e di una parte centrale delimitate da quattro lesene o paraste verticali, e di due piani: piano terreno e primo piano nobile, delimitati da due fasce orizzontali. La parte centrale ha un secondo piano « attico ».
Le quattro lesene verticali sono lisce, nastriformi, larghe due palmi (una cinquantina di centimetri); hanno lieve aggetto e nessuna pretesa decorativa. Nascono da terra con un leggero plinto e terminano in alto inserendosi nel cornicione con un risvolto lievemente aggettante. Unico elemento decorativo di esse è il mascherone-grondaia scolpito a tutto tondo all'altezza del fregio di coronamento sotto il cornicione.
Le due lesene centrali proseguono oltre il cornicione per inquadrare il piano attico ed hanno anch'esse il loro mascherone-grondaia. La prima fascia orizzontale si trova a circa trenta filari da terra, è alta due filari, è posta all'altezza del fregio della trabeazione del portale centrale di cui continua la semplice linearità. La fascia, incrociando le paraste verticali, forma con esse un lieve risvolto aggettante.
La seconda fascia orizzontale si trova a trentasette filari sopra la prima e segna l'inizio del motivo strutturale e decorativo del coronamento dell'edificio. Questa fascia, liscia e di dimensioni ed aggetto uguali alla sottostante, è inferiormente decorata da una fila di archetti pensili di semplice fattura; motivo caratteristico dell'architettura pugliese, dal medioevo in poi. Lo stesso motivo, infatti, con leggerissime varianti, si trova nella parte antica della Chiesa dei Santi Nicolò e Cataldo, nel fregio della Chiesetta di San. Marco dei Veneziani e nella facciata inferiore di Santa Croce a Lecce. Tanto per citare tre notissimi esempi della zona.
Sopra la detta seconda fascia vi sono i tre filari del fregio terminale dell'edificio, sormontato dal cornicione di limitato aggetto, arricchito da modiglioni e sagomato secondo modelli barocchi.
Il piano terreno è di una studiata semplicità atta a dar risalto, a far da « contrappunto » al motivo centrale del portale ed al fiorito complesso del piano nobile. Esso ha infatti quattro finestre lievemente accennate, racchiuse entro semplici cornici a forma di « quadro con orecchiette », sormontate da nicchie ad arco a tutto sesto ed a mezzo incavo, i cui architravi vanno a toccare la prima fascia orizzontale.
Dentro le nicchie vi sono delle sculture: mezzi busti in pietra leccese, brutte copie di modelli classici. A fianco di una di queste finestre spicca il candore marmoreo della lapide a Garibaldi, di nessuna importanza artistica, ma che mise molto subbuglio in paese quando venne « inaugurata » di sorpresa dai « compagni » socialisti un 1° maggio di tanti anni fa.
Sul lato destro si trova la « Cappella di Palazzo » dedicata a San Giuseppe. Ha la porta con stipiti ed architrave sagomati, due mensole di linea classica, un fregio con targa, e la cornice con timpano spezzato per dar luogo ad una nicchia un pò più grande delle altre entro cui è allogata una scultura rappresentante San Giuseppe. Ai lati vi sono due finestrelle che illuminano la cappella.
Davanti alla chiesetta si accendevano, un tempo, le caratteristiche tridici focare » (tredici falò), la sera della festa di San Cesario, d'inverno.

Tratto da Giulio Laudisa, Il Palazzo Ducale di San Cesario di Lecce

Commenti

Post popolari in questo blog

REALTÀ DELL’AMORE Gabriella Tupini

Gli esami di Stato del 1976

MESCIU ANTONIU LETTERE MEJU CU LU TIENI COMU AMICU...