L’OSPEDALE “Giuseppe Cascione” di San Cesario di Lecce
Le riforme tanto volute da don Arcangelo, divennero un atto
obbligato nei primi giorni del novecento, quando una grave diceria si diffuse
nel paese sul conto dell’infermiere dell’ospedale.
Con lascito testamentario del 13 novembre 1858, Giuseppe
Cascione aveva consentito la nascita del nosocomio dotandolo di rendite con lo
scopo di ricoverare e curare gli ammalati poveri del paese. Le vicende
politiche dell’unificazione italiana e il combattuto avvio della legge del
1862, che istituiva le Congregazioni di carità, ne ritardarono l’apertura fino
al 1867. Le attestazioni di ricovero, conservate presso l’Archivio di Stato di
Lecce, registrano la presenza di un massimo di quattro ricoverati all’anno.
Il 18 gennaio 1900
l’esecutivo della Congregazione decide all’unanimità la chiusura
dell’ospedale. “Alle signorie vostre –dichiara il presidente Erminio Russo- è
noto come da alcuni giorni circolasse nel paese una diceria abbastanza
infamante a carico dell’infermiere di questo ospedale, Vincenzo Rollo. Non
crederei sin qui informare la Congregazione, onde prendere un provvedimento per
tutelare la dignità dell’ospedale, non costando a me nulla relativamente al
fatto di cui si voleva addebitare l’infermiere. Ma ora che un giudizio si è già
iniziato al riguardo presso questa pretura, ed io stesso sono stato chiamato a
deporre come testimonio, sebbene ripeto nulla conosco; perciò ho riunita la
Congregazione per deliberare quel che occorra fare in questo momento.” Si
decide “sospendere ogni provvedimento fino all’esaurimento del giudizio, e
chiudere provvisoriamente l’Ospedale, facendolo sgombrare dall’infermiere e
dalla di lui famiglia.”
Si cercano quindi nuove soluzioni per la gestione
dell’ospedale. Il 3 maggio 1900 il Sindaco incalza e ne sollecita la riapertura
“trovandosi nel paese poveri che hanno assoluto bisogno di essere ricoverati”.
Il 14 maggio la Congregazione delibera di affidarlo alle Suore Salesiane,
incaricandole dell’assistenza degli “ammalati poveri sia ricoverati sia
esterni”.
Le suore dello Smaldone erano già presenti a San Cesario
dove avevano riaperto una casa nel 1897. Esse
dovevano essere tanto apprezzate
per le loro attività e il diligente impegno che il presidente della Congregazione minacciò le
sue dimissioni (dinnanzi alle obiezioni
di don Arcangelo) se l’affido non si fosse attuato “essendosi già impegnato
verso le autorità, e verso il paese, che ha accolta la notizia favorevolmente,
e attende di vederla attuata.”
L’avvio della nuova gestione è straordinario. Già il 29
dicembre dello stesso anno si registra che “coll’aver affidato il servizio alle
suore, l’importanza dell’Ospedale ha preso tale incremento che si sono avuti
persino quattro ammalati contemporaneamente, mentre per il passato se ne sono
avuti a stento quattro in tutto l’anno, per cui le spese non sono state
sufficienti allo scopo.” Anche Vito Fazzi che, spesso e disinteressatamente, si
offre nell’ospedale a vantaggio dei poveri, chiede ed ottiene di aprire una sala
chirurgica.
La soddisfazione anche della Chiesa per il buon andamento
dell’ospedale è compendiata nella relazione della visita pastorale di mons.
Trama. E’ il 28 aprile 1905: prima di rendere visita al Consiglio Comunale di
San Cesario, il Vescovo e don Filippo Smaldone vanno a visitare l’ospedale:
“tutto è serbato con somma pulizia e ordine inappuntabile: vi sono le suore
salesiane.” Va bene a tal punto che, quando nel 1908 si decide di costituire un
consorzio per la costruzione del nuovo Ospedale di Lecce, il comune di San
Cesario rifiuta di aderire “facendo notare che da più anni nel nostro paese si
è istituita una sala apposita, nella quale i valenti chirurghi dottori Vito
Fazzi e Raffaele Licastro hanno eseguite importanti e difficoltose operazioni. E
sin dallo scorso anno si è completato il reparto di chirurgia. E da diversi
Comuni vengono ammalati per importantissime operazioni del prof. G.Stasi.”.
Tratto da La Storia della Società a cura di Ottorino
Forcignanò
Commenti
Posta un commento