Il nome del paese “San Cesario di Lecce” ed il suo Santo Patrono.


Il nome del paese è quello del Santo Diacono martire di Terracina. Ammessa valida l' ipotesi della fondazione di S. Cesario in epoca romana, il mutamento del nome da "Cesareo" a "San Cesario" sarebbe avvenuto, secondo una "Platea" del l760, nei primi secoli del Cristianesimo.
La cittadina celebra il suo patrono nella quarta domenica di luglio, con solennità civili e religiose. Tale data fa riferimento al luglio del 1724, quando uno dei figli del duca Marulli, feudatario del paese, portò nella cittadina una reliquia di S. Cesario, che lui, cavaliere di Malta, aveva ottenuto dal vescovo di Lucca. San Cesario, diacono di origini africane, venne a Terracina per evangelizzare. Fu accusato di lesa maestà e di alto tradimento perché si oppose a sacrifici umani agli dei pagani. Correva l'anno 107 d.C., essendo imperatore Traiano, e il giovane diacono fu condannato ad essere precipitato in mare, rinchiuso in un sacco appesantito da pietre, sino al sopraggiungere della morte. Gli fu compagno di martirio San Giuliano.
Il martirologio cristiano ritiene essersi verificato tale evento, rapportando l'odierno calendario a quello romano, il 7 Novembre del 107 d.C.; la festa fu fissata al IO novembre.
In effetti in San Cesario si celebra il 7 novembre, sempre con solennità civili e religiose, "San Cesario te lu sindacu", con la centenaria tradizione, tralasciata per circa un trentennio, dell' apposizione di una corona floreale sulla statua del Santo, posta a 25 metri di altezza sul timpano della facciata della chiesa matrice.

Sino agli anni '50 del secolo scorso si ricordava l'intervento miracoloso del Patrono del 21 febbraio 1823 con l'accensione di tredici falò; era "San Cesariu de le tridici fòcare", a ricordo dell' incolumità del Paese scosso dal terremoto. (Secondo il catalogo dei terremoti nel 1823 ci fu un terremoto il 5 marzo in Sicilia che è improbabile possa essere stato percepito a San Cesario di Lecce. Secondo me è molto più probabile che si tratti invece del terremoto del 20 febbraio 1743 alle ore 6.30 quando si ebbero tre forti scosse con epicentro nel Canale d'Otranto a circa 50 km dalla costa e di cui si riferisce dopo questo scritto)
Sentito è nel paese il culto del Santo; nella Chiesa Matrice, per esempio il Santo si presenta in facciata con una statua lapidea; sopra il grande organo monumentale, con una finestra policroma in vetri istoriati legati al piombo, che lo raffigura in gloria; nell' altare a Lui dedicato, con una grande paIa, un busto in argento e con un simulacro in cartapesta.
I locali ritengono il Patrono loro protettore da calamità telluriche e meteorologiche, anche perché la statua sul prospetto della chiesa, colpita il 27 agosto 1897 da un fulmine, non crollò, ma ebbe solamente una parte del viso sfregiata.

Tratto da EDIFICI DI CULTO In SAN CESARIO di LECCE Con notizie storiche di Don Luciano Forcignanò- A cura degli operatori del CRSEC Le/39 Editrice Salentina – Galatina - Novembre 2004- Pagine 9 -10

Terremoto di Nardò del 1743
Il 20 febbraio 1743 alle ore 6.30 si ebbero tre forti scosse con epicentro nel Canale d'Otranto a circa 50 km dalla costa.
Le maggiori distruzioni furono subite dalle città di Francavilla Fontana e di Nardò, in Puglia, dove raggiunse il IX grado della scala Mercalli, e da Amaxichi, una località dell'isola di Lefkada (Isole ioniche) in Grecia. A Nardò vi furono 112 vittime e subirono gravi danni la maggior parte delle chiese e palazzi. Il numero delle vittime, reputato scarso a paragone della violenza del sisma, fu attribuito all'intercessione di san Gregorio Armeno, la cui festa venne fissata nella ricorrenza del terremoto il 20 febbraio.

La scossa fu avvertita nettamente anche lungo il litorale jonico tarantino del Salento, a Sava ove creò danni al Santuario della Madonna di Pasano, a Maruggio, dove il rosone della Chiesa Madre andò distrutto e a Lizzano, dove il terremoto provocò l'inclinazione del Castello marchesale e il crollo di buona parte del centro storico.

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